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14 July 2025
Sentinelle del mare, sostenibilità ambientale come componente del servizio turistico

                                                                                  Le sentinelle del mare

                                              La sostenibilità ambientale diventa “componente” del servizio turistico

                                                                                       di Alberto Corti *

Non molti anni fa, il rappresentante di qualsiasi attività imprenditoriale che avesse tentato di coniugare le ragioni dell’impresa con quelle dell’ambiente avrebbe rischiato di essere tacciato di eresia.

Spesso, la contrapposizione era netta: ambiente – e soprattutto, “ambientalismo” – da un lato, economia dall’altro, con pochi spazi per la discussione e lo scambio di buone pratiche.

Una contrapposizione che ha bloccato a lungo qualsiasi approccio concretamente perseguibile di tutela dell’ambiente.

Oggi le cose sono cambiate, come dimostra anche il progetto “Sentinelle del mare”, figlio di un’intuizione del Dipartimento di Biologia, Geologia e Scienze ambientali dell’Università di Bologna, che è diventata realtà grazie al sostegno del sistema turismo di Confcommercio e della rete territoriale di Federalberghi, Faita, Fiavet, Fipe e Fto.

L’iniziativa si basa su un concetto cardine: un semplice cittadino, un turista, senza alcuna cognizione di biologia, se dotato di strumenti semplici e adeguati (in questo caso fotografie e schede di riconoscimento), può raccogliere dati preziosi sullo stato di salute dell’ambiente: può diventare “biologo” per un giorno, incamerando ed elaborando, durante un periodo di riposo dalla sua attività abituale, concetti fondamentali di tutela dell’ambiente.

Dal 2018 ad oggi il progetto ha coinvolto oltre quattrocentomila italiani e stranieri lungo le coste di undici regioni italiane, in non meno di duecento località.

Giovani biologi, laureandi o ricercatori delegati dall’Università hanno chiamato a raccolta residenti e turisti, coinvolgendoli nella caccia delle specie che le schede fotografiche identificavano come indicatrici di biodiversità, che si concludeva con la compilazione di un semplice questionario.

Il team scientifico ha raccolto una gran quantità di elementi sullo stato di salute dell’area oggetto di studio, i turisti hanno incrementato il livello di consapevolezza ambientale e gli operatori turistici hanno misurato sul campo l’attenzione rivolta dalla clientela ai comportamenti a tutela dell’ambiente, facendo in molti casi diventare le pratiche sostenibili un elemento della loro offerta al cliente.

Ne vale la pena? Il mercato sembra dire proprio di sì. Un rapporto di Coherent Marketing Insights calcola in 2,61 miliardi di dollari nel 2024 il valore di mercato che il turismo sostenibile è in grado di generare autonomamente, valore che si proietta 8,73 miliardi di dollari nel 2031.

Ma c’è di più: da un’indagine sui consumatori di SWG condotta per Confcommercio pochi mesi fa risulta che per sei italiani su dieci applicare scelte sostenibili nella gestione di una struttura ricettiva, di un ristorante, un lido o qualsiasi altro servizio turistico, è una scelta che dovrebbe riguardare qualsiasi categoria di operatore, mentre il trenta per cento di loro sarebbe addirittura disposto a pagare fino al venti per cento in più pur di fruire di servizi sostenibili.

* responsabile settore Turismo di Confcommercio Imprese per l’Italia

 



12 July 2025
Chiarimento dell'Agenzia delle Entrate sulle mance per i lavoratori di hotel e ristoranti

                                 Chiarimento dell’Agenzia delle Entrate sulle mance per i lavoratori di hotel e ristoranti

                             Bocca: ringraziamo il ministro Santanché per aver perorato gli interessi dei nostri collaboratori

L’Agenzia delle Entrate, in risposta a una richiesta di parere formulata dal ministero del Turismo su istanza di Federalberghi, ha chiarito che possono beneficiare delle agevolazioni fiscali sulle mance (aliquota del 5%) sia i lavoratori dipendenti direttamente dalle strutture ricettive e dagli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, sia quelli dipendenti di fornitori esterni, impiegati presso le medesime strutture.

  Il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca ringrazia il ministro del Turismo, sen. Daniela Santanchè, “per aver perorato gli interessi dei nostri collaboratori, favorendo l’adozione di una decisione che gli consentirà di avere accesso a un’importante integrazione del reddito”.

“Non v’è infatti dubbio – secondo il presidente degli albergatori italiani – che anche i dipendenti dei fornitori esterni che lavorano in albergo concorrano, insieme ai loro colleghi assunti alle dirette dipendenze della struttura ricettiva, all’erogazione al servizio alla clientela. Ed è pertanto giusto che, quando l’ospite dell’hotel lascia una mancia, anch’essi ne siano destinatari e possano beneficiare della tassazione agevolata prevista dalla legge”.



11 July 2025
Il petrolio d’Italia. I luoghi comuni che fanno male al turismo e al Paese, il libro di Antonio Preiti per Federalberghi

 “Il petrolio d'Italia - I luoghi comuni che fanno male al turismo(e al Paese)”, è un libricino curato da Antonio Preiti per Federalberghi e Centro di formazione management del terziario.

Come da recensione riportata nel profilo X dell’autore, ““Il petrolio dell’Italia”: come i luoghi comuni fanno male al turismo e all’Italia, è un libro che smonta con dati e intelligenza le false credenze che bloccano il turismo. Perché il turismo non è folclore, ma cultura, lavoro, innovazione. E merita di più”.

Preiti, insieme al direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara, lo scorso 10 luglio ha spiegato, in un incontro con la stampa, il perché certi pregiudizi facciano male al settore.

Sono luoghi comuni come “turismo è un affare per pochi”, oppure “è tutto overtourism” o, ancora, “non possiamo essere un popolo di camerieri” e così via.

“Questo è un volume che nasce da un'insofferenza,  quella di sentire sempre le stesse cose. Nei luoghi comuni c'è sempre un po' di verità, ma non così tanta come sembra. E hanno conseguenze negative”, ha spiegato Preiti.

 Si tratta di pregiudizi a effetto, come la famosa frase “turismo mordi e fuggi”, che per Preiti sono “invenzioni tout court”. L’autore riposta alcuni dati interessanti: a Roma c'è una permanenza media di 3,8 notti, ma a Barcellona sono 2,6, a Parigi 2,3, a Firenze 2,2 e Milano e Venezia 2.

“Nelle città è normale, le vacanze più lunghe sono al mare e in montagna. E un americano che viene in Italia sta per molto tempo, ma si ferma in più posti, l’osservazione di Preiti.

Poi, come riportato anche da Ansa, ci sono tutti i modi di dire riguardanti gli aspetti economici e sociali: dal turismo non è vero che “si arricchiscono pochi”,  perché alberghi (18,6%) e ristorazione (13,1%) non costituiscono nemmeno la metà della spesa dei visitatori (dati Istat). Quanto al “non possiamo essere un popolo di camerieri”, intendendo servi, Preiti ribadisce che si tratta di un mestiere on una sua professionalità: le soft skills più richieste sono flessibilità (63%), team work (62%), autonomia (38%) e problem solving (34%).

Anche quello sull'overtourism è a sua volta un luogo comune. “Non abbiamo un dato statistico per rilevarlo. Ci sono sicuramente degli eccessi che inficiano la qualità della vita di abitanti e visitatori, ma il problema principale non è tanto il numero di turisti, quanto la capacità di gestione. A Firenze dal 2014 al 2023 il numero di camere d'albergo è diminuito, a Roma è cresciuto solo di 5mila unità”, continua l’autore.  

“Ci vuole organizzazione. se si rompe l'equilibrio e spuntano i cartelli 'Tourist go home' come in Spagna, il Paese si pone in una situazione di autolesionismo", ha aggiunto Alessandro Nucara.

Preiti riconduce parte del problema anche agli affitti brevi, il cosiddetto “fenomeno extralberghiero". Dai dati Inside Airbnb, dal 2008 a 2022 gli annunci su Airbnb Italia  sono passati da 52 a 503.612.

"Se gli hotel sono strutturati, questi appartamenti non lo sono e creano problemi pure nella raccolta, ad esempio,  della spazzatura, quindi andrebbero regolamentati”. Ma, per guardare le cose sotto un’altra ottica, “c'è un concetto che è nato in Usa e Obama ha fatto proprio, si chiama “Nudge” ossia “spinta gentile”. Si tratta di un meccanismo persuasivo con cui convincere le persone a comportarsi meglio. Con Julia, l'assistente virtuale per esplorare Roma (di cui Preiti è ideatore, ndr), cerchiamo di fare questo. Se si cercano consigli non suggerisce solo il Colosseo, ma pure l'Appia Antica. Così spostiamo i flussi turistici offrendo nuove idee che guidano i comportamenti”.

Ma non finisce qui. “Chi sostiene che il settore sia il “petrolio d'Italia”, anche lui si sbaglia. Dicono che abbiamo Pompei, gli Uffizi, le Eolie e le colline toscane, che ci vuole a estrarre ricchezza? In questo abbaglio si cancella tutto, perché per trasformare la bellezza del patrimonio in un brulicare di visitatori ci vuole una trama di lavoro nei servizi dell'ospitalità che è essa stessa protagonista della qualità di una destinazione”, la conclusione di Antonio Preiti.



8 July 2025
Il Lato Oscuro del DMA

                                                                                Il Lato Oscuro del DMA

                                                                                   di Simone Puorto

Il Digital Markets Act (DMA) è nato con l’intento di limitare il potere delle grandi piattaforme digitali – i cosiddetti “gatekeeper” – e promuovere una maggiore equità competitiva. Tuttavia, la sua applicazione nel settore dei viaggi e dell’ospitalità ha rivelato contraddizioni che rischiano di compromettere gli obiettivi iniziali della normativa.

Da un lato, colossi come Google sono stati costretti a implementare cambiamenti significativi per rispettare i requisiti del DMA, tra cui oltre venti modifiche ai propri servizi europei. Dall’altro, alcune imprese sembrano aderire in modo formale e superficiale, evidenziando una frammentazione nell’applicazione della normativa. Questo scenario, anziché ridurre le disparità, sembra amplificarle.

Un caso emblematico è rappresentato dalle modifiche apportate da Google alle proprie funzionalità. Strumenti utili come mappe interattive e informazioni sui voli sono stati ridimensionati o relegati in aree meno accessibili della pagina dei risultati. Questi cambiamenti hanno penalizzato l’esperienza degli utenti e avvantaggiato in modo sproporzionato grandi aggregatori di viaggi, OTA e siti di comparazione. Al contrario, albergatori e piccole imprese del settore hanno visto diminuire la loro capacità di raggiungere i clienti in modo diretto.

Effetti collaterali sul settore alberghiero

Secondo uno studio di D-EDGE (https://www.d-edge.com/the-dma-is-changing-google-search-but-not-how-hoteliers-had-hoped/), l’introduzione del DMA ha generato alcune problematiche significative nel panorama della distribuzione digitale degli hotel.

Ecco i principali punti emersi:

- riduzione del traffico diretto organico: la quota di ricavi diretti derivanti da traffico organico e non a pagamento su Google è scesa dal 66% al 57%;

- declino del traffico organico: si è registrato un calo del 20% del traffico organico verso i siti web degli hotel, probabilmente a causa del posizionamento più basso dei link organici nei risultati di ricerca;

- diminuzione dei ricavi dai Free Booking Links: i ricavi generati dai Free Booking Links sono diminuiti del 32%;

- i costi diretti di distribuzione diretta sono cresciuti del 18%, passando da una media del 3,3% al 3,9%;

- la quota di ricavi da prenotazioni dirette è scesa del 4,3%, attestandosi in media al 28,1%;

- la quota di mercato delle OTA è aumentata, raggiungendo il 62,7%;

- le altre fonti indirette (principalmente Hotelbeds) hanno incrementato la loro quota al 9,1%.

A peggiorare il quadro, l’eliminazione del modello pay-per-stay per le campagne metasearch di Google, avvenuta lo scorso febbraio, a favore di campagne pay-per-click più onerose, aggraverà ulteriormente la situazione, aumentando i costi di distribuzione per i piccoli operatori.
Le OTA, in questo contesto, risultano le principali beneficiarie, mentre i piccoli hotel indipendenti affrontano un calo di traffico diretto e un incremento dei costi operativi. Questo paradosso mette a rischio l’obiettivo principale del DMA: favorire trasparenza e concorrenza.

Il punto di vista di Google

Google ha ufficialmente dichiarato: “Riconosciamo che il DMA richiede cambiamenti significativi ai nostri servizi online in Europa, ma non crediamo che l’obiettivo finale sia impedire ai motori di ricerca di innovare e competere.

Questo approccio ridurrebbe il valore dei nostri servizi per gli utenti e le aziende, impedendoci di mostrare informazioni utili come prezzi e recensioni. Alla fine, ciò ostacolerebbe l’esperienza degli utenti e aumenterebbe i costi per i consumatori”.

 Il test in Europa: un ritorno al passato

In Germania, Belgio ed Estonia, Google ha testato la rimozione di funzionalità avanzate dai risultati di ricerca, tornando al modello “dieci link blu” degli anni 2000. I risultati?

- Insoddisfazione degli utenti: più ricerche per trovare hotel adatti, con molti potenziali clienti che hanno abbandonato senza successo;

- calo del traffico verso gli hotel: le strutture alberghiere europee hanno subito un calo superiore al 10%, mentre il traffico verso le OTA è rimasto stabile.

In risposta, Google ha sospeso il test, sottolineando i rischi di un’applicazione troppo rigida della normativa.

 Conclusione

Il Digital Markets Act, sebbene benintenzionato, sta mostrando limiti significativi. Un approccio disomogeneo e troppo rigido rischia di trasformarlo da strumento di equità a causa di nuovi squilibri nel mercato. Insomma, come abbiamo ripetuto in pù di un’occasione, il DMA si sta sempre più rivelando, più che un Digital Markets Act, un vero e proprio Disaster Marketing Act.



8 July 2025
Didattica innovativa

                                                                                     Didattica innovativa

Formazione e lavoro s’incontrano grazie alla collaborazione tra Fondazione ITS Academy Turismo Veneto e il Comitato Regionale Giovani Albergatori Veneto

Un’iniziativa che ha portato in aula i giovani professionisti dell’hôtellerie per condividere esperienze, visioni e prospettive con gli studenti, offrendo loro un’opportunità unica di dialogo con il mondo del lavoro.

L’ITS Academy Turismo Veneto si conferma una realtà d’eccellenza nella formazione di professionisti del turismo, grazie a un’offerta didattica innovativa e in continua evoluzione. Con dieci corsi biennali attivi in nove sedi del Veneto, l’Academy integra teoria e pratica attraverso laboratori, project work e stage, offrendo agli studenti un’esperienza concreta e orientata al mondo del lavoro.

In questo contesto si è inserito il progetto FederalberghiGiovani@ITSTurismoVeneto, un’iniziativa nata per avvicinare il mondo della formazione a quello dell’ospitalità attraverso un ciclo di incontri svolti tra febbraio e marzo nelle sedi dell’ITS Academy Turismo Veneto.

Un tour formativo tra le eccellenze del Veneto

L’iniziativa ha toccato le sedi ITS Academy da Jesolo ad Abano Terme, da Verona a Bardolino, coinvolgendo centinaia di studenti e numerosi rappresentanti di Federalberghi territoriale, realtà profondamente radicate nei loro contesti locali e consapevoli delle esigenze specifiche del settore. Ogni tappa è stata un’occasione preziosa di scambio e confronto sulle competenze necessarie per affrontare le sfide dell’ospitalità e del turismo, arricchendo il percorso formativo con testimonianze dirette dal mondo del lavoro.

Il tour ha preso il via il 3 febbraio, presso la sede ITS Academy di Jesolo, per poi proseguire con tappe ad Abano Terme, Verona e Bardolino, dove gli studenti hanno potuto confrontarsi con giovani albergatori, esperti del settore e rappresentanti del CRGA Veneto e Federalberghi. Gli incontri hanno toccato temi chiave come innovazione, digitalizzazione, strategie di accoglienza e nuove esigenze del mercato, con particolare attenzione alla sostenibilità e alle evoluzioni delle destinazioni turistiche.

Dal confronto alla crescita professionale

Il valore di questa iniziativa non risiede solo nei contenuti trasmessi, ma soprattutto nelle opportunità di dialogo e networking che ha generato. Il confronto diretto con professionisti del settore ha permesso agli studenti di ampliare la propria visione sulle prospettive lavorative, comprendere meglio le dinamiche dell’ospitalità e sviluppare una maggiore consapevolezza del proprio futuro professionale.

Grazie alla sinergia tra ITS Turismo Veneto e Federalberghi, questo progetto ha rafforzato il legame tra formazione e realtà professionale, contribuendo a rendere gli studenti protagonisti attivi del proprio percorso di crescita.

Maggiori informazioni sulle attività dell’ITS Academy Turismo Veneto sono disponibili sul sito www.itsturismo.it.             



6 July 2025
Il controllo di gestione

Il controllo di gestione

Programmare, preventivare, misurare e valutare: sono le quattro fasi operative per una corretta analisi delle performance di tutte le attività, soprattutto nel F&B negli hotel

di Giacomo Pini

Se per la parte camere, tra revenue, gestionali e altro, gli albergatori hanno più dimestichezza con i numeri e il loro controllo, la ristorazione, e più in generale il comparto F&B, rimane spesso un punto nevralgico.

Affinché una realtà produttiva sia redditizia e duratura nel tempo, è necessario programmare le fasi in cui si articola l’attività d’impresa, così da ottenere il massimo risultato con un impiego ottimale del tempo e delle altre risorse a disposizione. Questo vale in generale per tutte le aziende e, nello specifico, per la ristorazione dentro gli hotel ancora di più: in molti casi si tratta di aziende nelle aziende, non solo dal punto di vista societario o non necessariamente, ma certamente nella gestione diretta sì.

Al contempo, quindi, è d’obbligo prevenire e attenuare l’impatto di circostanze sfavorevoli che sfuggono al diretto controllo del management.

Le tecniche per rilevare l’efficienza della gestione

Ma cosa intendiamo, esattamente, per controllo di gestione?

è l’insieme di tecniche volte a migliorare il processo decisionale, una serie di attività che, avvalendosi di strumenti contabili, rilevano se la gestione si sta svolgendo in modo efficiente in relazione agli obiettivi strategici. Più precisamente, il controllo di gestione è un processo vero e proprio, fatto di fasi strettamente interconnesse tra loro.

Spesso si tende a confondere il controllo di gestione con qualcuno degli strumenti che lo compongono o che sono necessari per la sua realizzazione. Ad esempio, è comune che venga identificato con la contabilità analitica che, invece, costituisce esclusivamente uno strumento per le imprese che hanno la necessità di applicare la disciplina del controllo di gestione. Accade, inoltre, che il controllo di gestione venga identificato con l’analisi dei costi, ovvero quell’attività di gestione sui costi di tipo efficientistico, che avviene come conseguenza dell’analisi dei costi, anch’essa una componente importante del controllo di gestione, rispetto al quale costituisce però solo una minima parte.

 Le quattro fasi operative del controllo di gestione

Le diverse fasi del controllo di gestione sono:

- Programmazione;

- Budgeting;

- Misurazione e reporting;

- Valutazione.

La programmazione è il processo mediante il quale vengono individuati i programmi di azione da attuare negli anni più ravvicinati e le risorse necessarie per la loro realizzazione.

La redazione del budget, invece, è uno strumento contabile di tipo preventivo che rileva determinate grandezze economiche dell’azienda e confronta i dati preventivi con i dati consuntivi.

Mentre la misurazione e reporting costituiscono l’insieme delle attività mediante le quali sono rilevati, misurati e comunicati i risultati raggiunti, utili per la programmazione dei centri di responsabilità.

La valutazione, infine, costituisce l’ultima fase del processo di controllo. Essa ha inizio con l’analisi dei risultati evidenziati e descritti nei report formali di controllo. La valutazione deve essere effettuata mediante il confronto fra quanto pianificato e quanto raggiunto.

Tale analisi, che costituisce l’essenza del meccanismo di feedback, consente di analizzare le cause che hanno determinato eventuali scostamenti da quanto previsto. Ma anche valutare l’efficienza e l’efficacia delle attività svolte.

è importante sapere che ogni fase deve essere considerata in relazione alle altre.

Ciascuna fase, pur con le proprie finalità e modalità di attuazione, deve essere considerata in maniera unitaria in quanto l’efficacia del controllo di gestione dipende dalla coerenza e dalla compatibilità dei singoli momenti che lo compongono.

è un dato rilevante, infatti, la correlazione esistente fra le diverse fasi che costituiscono il processo di controllo.

Gli obiettivi di budget devono essere definiti coerentemente con i piani di azioni individuati in sede di programmazione e con le risorse disponibili, presenti e future, all’interno dell’azienda. Soltanto in questo modo, i risultati conseguiti dai titolari delle singole unità organizzative possono consentire la soddisfazione delle finalità aziendali.

La valutazione delle performance dei responsabili aziendali deve essere effettuata mediante l’attivazione del processo di feedback e cioè il risultato fra i risultati raggiunti e quelli previsti. A tal fine, i criteri utilizzati per la misurazione devono coincidere con quelli adottati nella definizione degli obiettivi di budget. Le informazioni derivanti da tali attività risulterebbero, altrimenti, non attendibili e significative.

Infine, le informazioni ottenute mediante la rilevazione e la valutazione dei risultati intermedi e finali conseguiti, oltre a costruire la base per la pianificazione dell’attività futura, possono evidenziare incoerenze nei comportamenti assunti dai manager o errori nell’attività di programmazione.

Oltre al meccanismo di feedback, esistono anche altri metodi per la valutazione dei risultati. Quelli raggiunti in un determinato periodo possono essere confrontati con quelli conseguiti in intervalli di tempo precedenti. È necessario sottolineare, tuttavia, che tale tipo di controllo, pur evidenziando l’andamento nel tempo delle prestazioni, non risulta sufficiente per valutare le performance conseguite dai singoli responsabili aziendali.

I centri di responsabilità

“I centri di responsabilità sono quelle unità organizzative il cui titolare è ritenuto responsabile del conseguimento di uno specifico insieme di risultati e/o dell’uso di determinati fattori produttivi” (Merchant K.A., 2001).

Pertanto, insieme al processo di controllo e alla struttura tecnica di supporto, costituiscono un elemento essenziale della dimensione materiale del controllo.

L’insieme dei centri di responsabilità costituisce la mappa delle responsabilità. 

I centri di responsabilità finanziaria si distinguono, in base alle grandezze contabili sulle quali i manager sono responsabilizzati, in: centri di costo, centri di ricavo, centri di profitto, centri di investimento.

 Il controllo di gestione spiegato dagli esperti di Gpstudios

“In breve, il controllo di gestione richiede di trasformare i propri obiettivi in programmi e di gestire il proprio locale facendo attenzione ai tempi necessari per raggiungere ogni singolo obiettivo”.

“è necessario misurare i dati che abbiamo a disposizione, gli obiettivi di lungo termine e le decisioni strategiche devono potersi tradurre in programmi di breve termine, dettagliati e operativi. Così che tutto lo staff, dai vertici in giù, sia aggiornato e agisca nella stessa direzione. Coordinare le risorse umane e i capi dipartimento può essere difficile. Per questo motivo si deve prestare attenzione alle tempistiche nell’attuazione dei programmi: è una catena di montaggio. Se la cucina rimane indietro, anche la sala faticherà a progredire! La verità sta sempre dietro ai numeri. è importante monitorare gli indici di performance per avere un’idea precisa di ciò che sta accadendo nel nostro ristorante. Così come è importante rilevare i dati con costanza rendendo le nostre misurazioni comparabili con altre rilevazioni interne e con il mercato”.

“In tema di controllo di gestione, l’abitudine del ristoratore è quella di considerare esclusivamente tre macro aree: materia prima, personale e altri costi. Di fatto non è così vero. è reale che ci siano queste tre macro aree, ma la suddivisione all’interno delle stesse deve essere funzionale agli obiettivi dell’azienda. Quindi è troppo semplice definire la materia prima come 1/3 del nostro costo totale. Bisogna capire se la proposta di ristoratore è funzionale con quello che è il risultato. Stesso discorso vale per il costo del personale. Possiamo definire una determinata soglia, ma dobbiamo poi valutare se è funzionale con il business plan dell’azienda. Per approfondire questa tematica Gpstudios ha creato Risto Boom School (https://lp.gpstudios.it/landing-ristoboom/). Durante le giornate di formazione di Risto Boom avremo modo di analizzare diversi casi specifici e indicatori pratici che permettono di verificare se state raggiungendo gli obiettivi che vi siete preposti a monte”.



20 June 2025
Integrazione nel mondo del lavoro di lavoratori stranieri in situazioni di vulnerabilità

L’ENTE BILATERALE NAZIONALE DEL TURISMO E TRE MINISTERI SIGLANO UN PROTOCOLLO PER FAVORIRE L’INSERIMENTO SOCIO LAVORATIVO DEI TITOLARI DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE

LA RETE DEGLI ENTI BILATERALI TERRITORIALI OFFRIRA’ PERCORSI FORMATIVI E FAVORIRA’ L’INSERIMENTO NELLE AZIENDE DEL SETTORE

L’Ente Bilaterale Nazionale del settore Turismo (EBNT), il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Ministero dell'Interno e il Ministero del Turismo hanno siglato un protocollo per favorire l'inserimento socio lavorativo di persone titolari di protezione internazionale e temporanea e di altri cittadini stranieri in condizioni di vulnerabilità.

“Abbiamo promosso quest’intesa - ha dichiarato Alessandro Nucara, presidente di EBNT - con l’obiettivo di coniugare le esigenze del mercato del lavoro con l’esercizio di una responsabilità volta a facilitare e sostenere processi di inclusione sociale e lavorativa.”

“Siamo fortemente convinti – ha detto Stefano Franzoni, vicepresidente di EBNT – che un mercato del lavoro più equo e inclusivo non solo favorisca la crescita economica, ma contribuisca anche a costruire comunità più coese e resilienti”.

La rete degli enti bilaterali del turismo, in sinergia con i tre Ministeri, offrirà percorsi formativi dedicati e altre misure di politica attiva del lavoro e promuoverà esperienze nelle aziende del settore, con l’obiettivo di un successivo inserimento lavorativo.

Inoltre, gli interventi formativi previsti dal protocollo potranno beneficiare del sostegno del fondo interprofessionale per la formazione continua nel settore terziario (For.Te.).

 FOCUS SUI LAVORATORI STRANIERI NEL SETTORE TURISMO

 Nel 2024, i lavoratori dipendenti stranieri nelle imprese italiane del settore turismo sono stati 420.528 in media d’anno, ovvero il 28,1% del totale.

Il dato è in costante aumento, con una variazione positiva del +12,4% rispetto all’anno precedente e del +29,5% rispetto al 2019. Merita sottolineare che il tasso di crescita è superiore a quello medio del settore, che si è attestato rispettivamente al +7,4% e +15,1%.

Il 44,8% dei lavoratori stranieri del turismo è di sesso femminile. I giovani sotto i 40 anni sono quasi il 60% (59,7%). Più della metà (51,2%) ha un contratto a tempo indeterminato.

Se si considerano i dati in valore assoluto, la regione con il maggior numero di lavoratori stranieri è la Lombardia (84.914), seguita dal Lazio (47.499), dal Veneto (44.658) e dall’Emilia-Romagna (44.578).

In termini percentuali, gli stranieri rappresentano il  40,7% dei lavoratori dipendenti da aziende del turismo in Trentino-Alto Adige, il 34,9% in Liguria, il 33,4% in Friuli-Venezia Giulia e il 32,5% in Toscana.

Se si guarda alla provenienza geografica dei lavoratori, al primo posto troviamo la Romania, seguita nell’ordine da Albania, Bangladesh, Cina, Marocco, Ucraina, Filippine, Moldova e Pakistan.

 fonte: Osservatorio sul mercato del lavoro nel settore turismo di EBNT (elaborazioni su dati INPS, fondo FAST e fondo EST)



14 June 2025
Rimini, dal 16 giugno Spiaggia Libera Tutti, spazio senza barriere

Da lunedì 16 giugno a Rimini, all’ombra della Ruota Panoramica, nasce un luogo speciale: una spiaggia libera davvero aperta a tutti. Un posto pensato per chi ama il mare e desidera viverlo senza barriere.

Si tratta di  Spiaggia Libera Tutti, uno spazio curato e inclusivo, un progetto innovativo e pensato per garantire l’accesso al mare a tutti, con particolare attenzione a chi ha disabilità motorie, sensoriali o cognitive, dove vivere la spiaggia sentendosi accolti: ci saranno ampie passerelle che arrivano fino all’acqua, 16 gazebo su pedane, prenotabili, che offrono riparo dal sole, docce calde, servizi igienici accessibili e sedie da mare per facilitare l’ingresso in acqua, personale formato e sempre disponibile.

Aperta tutti i giorni, dal 16 giugno all’8 settembre, dalle 7:30 alle 19:30, Spiaggia Libera Tutti offre una gamma di servizi gratuiti pensati per garantire un’esperienza piacevole e inclusiva.

 La prenotazione delle postazioni è obbligatoria e avviene esclusivamente tramite telefono o whatsApp (numero +39 3514980236) oppure on line al sito https://www.spiaggialiberatutti.it/. Un operatore ricontatterà l’utente per confermare la prenotazione.


Le prenotazioni sono valide solo se confermate dallo staff. Questa modalità permette ai gestori di conoscere in anticipo l’utente, capire al meglio le necessità di ognuno e informare rispetto ai servizi e alle condizioni della spiaggia.
È possibile ricevere informazioni anche via email (info@spiaggialiberatutti.it).

È consentito prenotare per un massimo di 7 giorni consecutivi, anche per mezza giornata, per garantire l’accesso al maggior numero possibile di utenti.

In caso di posti esauriti, verrà istituita una lista d’attesa ordinata cronologicamente. Le disponibilità liberate saranno offerte agli utenti in attesa tramite contatto telefonico.

 A gestire per questa prima estate il progetto Spiaggia Libera Tutti è la cooperativa sociale Onlus “Amici di Gigi”, soggetto capofila di un gruppo che vede la presenza di Club Nautico di Rimini, Soc. Coop. Sportiva Dilettantistica RiminiUp, Cooperativa sociale Service Web, Inopera Impresa sociale, Cooperativa Bagnini Rimini sud e The Beach Srl.  

 Spiaggia libera Tutti Rimini

L.go Ruggero Boscovich, 47921 Rimini

 Orari di apertura e servizi

Dal 16 giugno all’8 settembre 2025, tutti i giorni dalle 7:30 alle 19:30. Tutti i servizi sono gratuiti. Le postazioni, i servizi e gli ausili sono pensati per accogliere persone con disabilità e offrire supporto anche ai loro accompagnatori, per garantire un'esperienza balneare accessibile, sicura e serena.



3 June 2025
Monossido di carbonio, il killer silenzioso

                                                                      Monossido di carbonio, il killer silenzioso

                                                                                     di Gioacchino Giomi

Il monossido di carbonio (CO), noto anche come ossido di carbonio, è un gas tossico particolarmente insidioso per via della sua invisibilità: è inodore, insapore, incolore e non irritante, pertanto non è rilevabile dai nostri sensi.

Ha una densità simile a quella dell’aria, è infiammabile e si forma principalmente attraverso la combustione incompleta di materiali contenenti carbonio, come carbone, legno, olio, gas metano e GPL.

In parole semplici, quando c’è una buona ossigenazione della combustione, l’atomo di carbonio si lega a due atomi di ossigeno, generando anidride carbonica (CO2); nel caso in cui ci sia poco ossigeno a disposizione della combustione, all’atomo di carbonio si lega un solo atomo di ossigeno, generando il monossido di carbonio (CO).

Le fonti più comuni di questo gas includono i fumi degli incendi, i gas di scarico dei motori a combustione e gli impianti di riscaldamento e cottura, come stufe a kerosene, gas e legno, caldaie, scaldabagni, caminetti e bracieri. Il CO può provenire anche da fonti esterne, soprattutto nei luoghi vicini a garage, autofficine o strade ad alta intensità di traffico.

Nei locali di vita, la concentrazione media di CO è generalmente compresa tra 1.5 e 4.5 mg/m3; tuttavia, in presenza di fonti di combustione e ventilazione inadeguata, i livelli possono aumentare rapidamente, arrivando anche a 60 mg/m3.

Il monossido di carbonio è particolarmente nocivo per la salute umana, poiché, se inalato, si lega all’emoglobina presente nel sangue al posto dell’ossigeno, formando carbossiemoglobina, riducendo così la capacità del sangue di trasportare ossigeno e causando effetti tossicologici di varia gravità.

Concentrazioni ambientali di CO inferiori a 5 mg/m3, corrispondenti a livelli di carbossiemoglobina sotto il 3%, non causano effetti significativi sulla salute negli individui sani; tuttavia, in persone con patologie cardiache, anche basse concentrazioni possono scatenare crisi anginose.

A livelli più elevati, si manifestano sintomi come cefalea, confusione, disorientamento, vertigini, visione alterata e nausea. Concentrazioni molto alte possono portare a coma e morte per asfissia. I gruppi più vulnerabili comprendono anziani, persone con problemi cardiovascolari e respiratori, donne in gravidanza, neonati e bambini.

In Italia, le statistiche più recenti registrano annualmente tra 160 e 200 morti per intossicazione involontaria da monossido di carbonio.

Il trattamento delle intossicazioni da CO è cruciale per prevenire danni cerebrali e complicazioni; all’individuo colpito deve essere garantita una ventilazione adeguata e immediatamente somministrato ossigeno. L’ossigenoterapia iperbarica, riservata ai casi più gravi, accelera l’eliminazione del CO dal sangue, alleviando i sintomi e prevenendo danni neurologici permanenti.

Data la pericolosità di questo gas, che è inodore, insapore, incolore e non irritante e la cui presenza è percepibile solo tramite appositi rilevatori, è fondamentale essere consapevoli delle condizioni in cui può svilupparsi. Ecco alcuni consigli pratici per proteggere sé stessi e gli altri dalla minaccia di questo gas:

- in caso d’incendio: è fondamentale uscire immediatamente e far evacuare le persone presenti dai locali interessati e da quelli circostanti;

- ventilazione adeguata: assicurarsi che gli ambienti siano ben ventilati, specialmente durante l’uso di apparecchi a combustione (camini, stufe a fiamma libera, bracieri, ecc.). Aprire finestre e porte riduce il rischio di produzione e accumulo di CO;

- manutenzione degli apparecchi: tutti gli apparecchi a combustione devono essere controllati regolarmente da tecnici qualificati per garantire un funzionamento sicuro e privo di emissioni di CO;

- controllo delle canne fumarie: far verificare da un tecnico qualificato che le canne fumarie siano libere da ostruzioni e prive di crepe, che potrebbero consentire al CO di diffondersi negli ambienti;

- uso di combustibili appropriati: utilizzare solo combustibili raccomandati per gli apparecchi a fiamma libera, seguendo le indicazioni del fabbricante, evitando materiali non destinati alla combustione, come plastica o rifiuti;

- uso corretto di generatori di corrente: se si utilizzano generatori a combustione interna, posizionarli all’esterno, lontano da finestre e porte, per evitare l’ingresso di gas di scarico nell’edificio;

- attenzione ai veicoli: non lasciare mai un veicolo con motore a combustione acceso in un garage chiuso, anche se la porta è aperta; il CO può accumularsi rapidamente negli spazi chiusi e diffondersi in quelli circostanti;

- installazione di rilevatori di CO: è consigliabile far installare da tecnici qualificati rilevatori di monossido di carbonio nei locali con apparecchi a fiamma libera (fornelli, stufe, camini, caldaie, ecc.), e in quelli dove passano canne fumarie, specialmente nelle camere da letto e nelle aree comuni. Questi dispositivi, dal costo  modesto, sono fondamentali, e devono avere la marcatura CE;

- piano di emergenza: predisporre un piano di emergenza che preveda un luogo sicuro, preferibilmente all’aria aperta, dove ritrovarsi in caso di allerta per presenza di CO e informare le persone sul comportamento da adottare;

- educazione e sensibilizzazione: informarsi sui sintomi dell’intossicazione da CO (bassi livelli possono causare mal di testa, vertigini, affaticamento e nausea; alti livelli possono portare a confusione, perdita di coscienza e, nei casi estremi, morte). Se si sospetta un’intossicazione da CO, uscire immediatamente e portare le persone all’aria aperta, cercando prontamente assistenza medica.

La progettazione, installazione, collaudo e manutenzione dei sistemi a combustione devono rispettare le normative vigenti in materia di sicurezza, in particolare il D.M. 37/2008 e le norme tecniche di sicurezza UNI e CEI. I soggetti abilitati devono fornire al committente una dichiarazione di conformità degli impianti alla normativa vigente.

Il monossido di carbonio è un inquinante pericoloso che può avere gravi conseguenze sulla salute. Comprendere le sue fonti, i suoi effetti e le misure di prevenzione è essenziale per proteggerci.

Investire in educazione, tecnologia e normative appropriate contribuisce sensibilmente a ridurre il rischio di avvelenamento da CO e migliorare la qualità dell’aria che respiriamo.



1 June 2025
Turismo accessibile, da dove cominciare

                                                         Turismo accessibile: da dove cominciare?

                                                                             di Roberto Vitali

Quando si parla di accessibilità, la conversazione spesso si riduce alla “camera per disabili”, come se fosse l’unica risposta alle esigenze di accessibilità di chi viaggia. Ma è davvero sufficiente? Ci siamo mai chiesti quali sono realmente gli ospiti che necessitano di una maggiore qualità dei servizi, degli ambienti, delle dotazioni, delle relazioni?

Essendo la disabilità il risultato della relazione tra la condizione di salute della persona e l’ambiente in cui si trova, è quest’ultimo che determina “quando” e “quanto” una persona è disabile e non la sua condizione. In ogni momento chiunque può agire da barriera o facilitatore (sia come singola persona o per i comportamenti sociali), aumentando o diminuendo la disabilità di una persona. Non è necessaria quindi una certificazione medica per avere esigenze di accessibilità perché chiunque, in momenti diversi della vita, può manifestarle. Accessibilità, quindi, è sinonimo di qualità per tutti.

L’accessibilità inizia ben prima dell’arrivo in hotel. Oggi, la porta d’ingresso è rappresentata dal sito internet e dai canali social, che devono fornire informazioni chiare, dettagliate e soprattutto accessibili. Entro giugno 2025, l’European Disability Act renderà obbligatorio avere siti conformi ai parametri WCAG 2.2 e WAI, ma non basta un semplice tool per adeguarsi: è necessario rendere il contenuto facilmente fruibile a tutti (vedi indicazioni AgID: https://accessibilita.agid.gov.it/).

Le informazioni che contano

Vi siete mai chiesti se le informazioni che offrite rispondano anche alle domande di un ospite con esigenze di accessibilità?

• avete una pagina dedicata all’accessibilità in home page?

• indicate semplicemente “accessibile ai disabili” con il simbolo      ?

• l’informazione è nascosta tra le descrizioni delle camere o dei servizi?

• siete sicuri che il simbolo sia sufficiente a rassicurare il cliente?

La risposta è no.

Chi cerca un hotel accessibile ha bisogno di certezze, non simboli generici. L’accessibilità comincia ben prima della camera: dai collegamenti con i mezzi di trasporto pubblici, alla facilità del percorso che conduce all’hotel, fino all’ingresso e alle aree comuni.

Comunicare l’accessibilità

Per offrire un’informazione utile e chiara, iniziate raccontando cosa rende accessibile il vostro hotel:

• descrivete le camere, i bagni e le eventuali dotazioni (ad esempio: presenza di maniglioni e sedia doccia);

• parlate dell’accessibilità delle aree comuni: ingressi, ascensori, ristoranti, sale convegni, palestre, spa, ecc.;

• ricordate che l’accessibilità non è solo motoria e inoltre una persona con una carrozzina elettronica ha esigenze diverse da chi usa una sedia manuale o un deambulatore;

• non dimenticate le esigenze sensoriali (come cecità, sordità, ipoacusia e ipovisione) e cognitive (autismo, sindrome di Down, seniority), molto spesso trascurate.

Un esperimento pratico

Volete davvero capire dove migliorare? Provate a “cambiare punto di vista”. Noleggiate una sedia a ruote e percorrete il vostro hotel: dall’ingresso alla camera, fino al ristorante o alla sala wellness. Scoprirete ostacoli inaspettati e dettagli migliorabili che non avete mai notato. Mettersi nei panni di un ospite con esigenze di accessibilità è un esercizio dirompente e illuminante.

 L’accessibilità come valore aggiunto

Garantire un’ospitalità accessibile non è solo una questione etica, ma anche un’opportunità economica. Il turismo accessibile è un mercato in crescita che richiede strutture preparate e attente ai dettagli. Non aspettate che un ospite debba chiedervi se siete accessibili: raccontateglielo, chiaramente e con precisione, fin dal vostro sito.

L’accessibilità comincia con un’informazione oggettiva e finisce con un’ospitalità che mette davvero le persone al centro. Perché un hotel accessibile è un hotel che accoglie tutti, senza lasciare indietro nessuno.