Le sentinelle del mare
La sostenibilità ambientale diventa “componente” del servizio turistico
di Alberto Corti *
Non molti anni fa, il rappresentante di qualsiasi attività imprenditoriale che avesse tentato di coniugare le ragioni dell’impresa con quelle dell’ambiente avrebbe rischiato di essere tacciato di eresia.
Spesso, la contrapposizione era netta: ambiente – e soprattutto, “ambientalismo” – da un lato, economia dall’altro, con pochi spazi per la discussione e lo scambio di buone pratiche.
Una contrapposizione che ha bloccato a lungo qualsiasi approccio concretamente perseguibile di tutela dell’ambiente.
Oggi le cose sono cambiate, come dimostra anche il progetto “Sentinelle del mare”, figlio di un’intuizione del Dipartimento di Biologia, Geologia e Scienze ambientali dell’Università di Bologna, che è diventata realtà grazie al sostegno del sistema turismo di Confcommercio e della rete territoriale di Federalberghi, Faita, Fiavet, Fipe e Fto.
L’iniziativa si basa su un concetto cardine: un semplice cittadino, un turista, senza alcuna cognizione di biologia, se dotato di strumenti semplici e adeguati (in questo caso fotografie e schede di riconoscimento), può raccogliere dati preziosi sullo stato di salute dell’ambiente: può diventare “biologo” per un giorno, incamerando ed elaborando, durante un periodo di riposo dalla sua attività abituale, concetti fondamentali di tutela dell’ambiente.
Dal 2018 ad oggi il progetto ha coinvolto oltre quattrocentomila italiani e stranieri lungo le coste di undici regioni italiane, in non meno di duecento località.
Giovani biologi, laureandi o ricercatori delegati dall’Università hanno chiamato a raccolta residenti e turisti, coinvolgendoli nella caccia delle specie che le schede fotografiche identificavano come indicatrici di biodiversità, che si concludeva con la compilazione di un semplice questionario.
Il team scientifico ha raccolto una gran quantità di elementi sullo stato di salute dell’area oggetto di studio, i turisti hanno incrementato il livello di consapevolezza ambientale e gli operatori turistici hanno misurato sul campo l’attenzione rivolta dalla clientela ai comportamenti a tutela dell’ambiente, facendo in molti casi diventare le pratiche sostenibili un elemento della loro offerta al cliente.
Ne vale la pena? Il mercato sembra dire proprio di sì. Un rapporto di Coherent Marketing Insights calcola in 2,61 miliardi di dollari nel 2024 il valore di mercato che il turismo sostenibile è in grado di generare autonomamente, valore che si proietta 8,73 miliardi di dollari nel 2031.
Ma c’è di più: da un’indagine sui consumatori di SWG condotta per Confcommercio pochi mesi fa risulta che per sei italiani su dieci applicare scelte sostenibili nella gestione di una struttura ricettiva, di un ristorante, un lido o qualsiasi altro servizio turistico, è una scelta che dovrebbe riguardare qualsiasi categoria di operatore, mentre il trenta per cento di loro sarebbe addirittura disposto a pagare fino al venti per cento in più pur di fruire di servizi sostenibili.
* responsabile settore Turismo di Confcommercio Imprese per l’Italia