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Il Tourism Digital Hub (TDH) supera i 35mila operatori turistici registrati e raggiunge dunque, con largo anticipo, l’obiettivo fissato dal Pnrr per dicembre 2025.
È il risultato della digitalizzazione promossa dal ministero del Turismo, che ha illustrato i risultati raggiunti e le novità in arrivo nel corso del secondo tavolo interistituzionale con le principali associazioni di categoria del settore.
Il Tdh ora è aperto anche agli operatori turistici non iscritti al Registro Imprese, come guide turistiche, persone fisiche e strutture extra-alberghiere, “ampliando così in modo significativo la platea dei potenziali beneficiari della piattaforma. Un passo rilevante verso l’inclusione e la digitalizzazione diffusa dell’intero comparto”.
Il tavolo interistituzionale, presso la sede del Dicastero, ha coinvolto organizzazioni come Federalberghi, Assoturismo, Assohotel, Cna, Confindustria Alberghi, Confguide, Confturismo, Federagit, Federterme e Federturismo. L’incontro ha rappresentato “un momento di confronto operativo sullo stato di avanzamento del programma Tdh e ha consentito di condividere nuove progettualità strategiche legate all’intelligenza artificiale”.
Tra le principali innovazioni, i sistemi conversazionali avanzati a supporto degli operatori turistici; una piattaforma proprietaria per l’elaborazione dei contenuti e delle informazioni provenienti dal Portale Operatori e da Italia.it; dashboard predittive per l’analisi dei flussi e delle tendenze; integrazione dell’Academy di Italia.it nel portale Operatori, con percorsi di formazione e aggiornamento; servizi di assistenza migliorati per accreditamento, registrazione e accesso alla piattaforma.
Le associazioni presenti hanno espresso soddisfazione per il rapporto istituzionale con il ministero e per l’approccio collaborativo che ha reso possibile il superamento anticipato dei traguardi.
“Il raggiungimento di obiettivi importanti come questi, conseguiti in largo anticipo sulle scadenze, dimostra quanto la cooperazione sinergica e il gioco di squadra siano la chiave del successo. Il tavolo interistituzionale continuerà a essere uno spazio di condivisione di esperienze e buone pratiche, orientato alla crescita strutturale dell’intero settore”, il commento del ministro del Turismo Daniela Santanchè.
Il Tdh, previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, “rappresenta un progetto strategico per la digitalizzazione dell’ecosistema turistico italiano, puntando alla valorizzazione dei territori, al potenziamento della promozione digitale e all’ottimizzazione della gestione dei flussi turistici”.

In vista delle elezioni comunali della Città di Aosta, in programma il prossimo 28 settembre ADAVA ,– l’associazione degli albergatori e delle imprese turistiche della Valle d’Aosta, entra nel dibattito cittadino presentando un documento programmatico che raccoglie una serie di proposte strategiche per il futuro della città, con particolare attenzione allo sviluppo turistico, alla qualità della vita dei residenti e alla valorizzazione delle potenzialità del territorio.
Il documento, illustrato dalle delegate del Comprensorio di Aosta Jeannette Bondaz ed Erika Galassi, è al centro di una serie di incontri con i candidati sindaci.
Alla prima riunione i candidati Raffaele Rocco e Valeria Fadda, ha partecipato anche il presidente di ADAVA Luigi Fosson che, introducendo gli interventi delle due delegate, ha evidenziato come gli eventi organizzati nel capoluogo regionale abbiano spesso un ritorno sull’intera proposta turistica valdostana, citando ad esempio i Mercatini di Natale.
Il calendario prevede un nuovo appuntamento lunedì 15 settembre con i candidati Giovanni Girardini e Sonia Furci.
“Il nostro obiettivo – sottolineano le delegate Bondaz e Galassi – è stimolare un confronto serio e costruttivo con i candidati sindaci, perché Aosta deve diventare non solo una città da visitare, ma soprattutto una città in cui vivere bene. Turismo e qualità della vita non sono due concetti distinti: sono il cuore dello sviluppo futuro del capoluogo. Con queste proposte e con gli incontri programmati, la nostra associazione vuole candidarsi come interlocutore attivo del dibattito elettorale, mettendo a disposizione idee, esperienze e competenze per una Aosta più attrattiva, sostenibile e accogliente”.
Il documento consegnato ai candidati, infatti, non si limita a una mera lista di desiderata, ma individua azioni concrete e misurabili. Al centro vi è la convinzione che turismo e qualità della vita siano due facce della stessa medaglia: una città che sa offrire spazi curati, servizi moderni ed eventi di rilievo diventa automaticamente più attrattiva sia per i residenti sia per i visitatori. Tra le proposte contenute e presentate in questi giorni dalle delegate ADAVA trovano spazio alcune priorità:
Decoro urbano
La prima impressione conta, e Aosta non può permettersi di accogliere turisti e cittadini con aree trascurate. ADAVA chiede maggiore attenzione alla pulizia delle vie, delle piazze e dei parchi pubblici, all’aumento dei cestini e a una gestione più ordinata dei rifiuti. Non meno importante è il tema degli ingressi della città: le “porte” Est e Ovest di Aosta, la stazione dei treni e degli autobus, il piazzale della funivia di Pila, così come le rotonde principali, devono essere curati con interventi estetici e funzionali che trasmettano un’immagine accogliente e decorosa.
Verde e spazi pubblici
Il progetto del parco cittadino Puchoz è una priorità per la nostra comunità, ma da solo non è sufficiente. A questo progetto, urgente e necessario, vanno affiancati nel breve termine anche altri parchi cittadini perché tutti i principali studi a livello internazionale dimostrano che più verde significa non solo qualità della vita, ma anche strumenti per destagionalizzare il turismo e ampliare l’offerta outdoor.
Sicurezza e accoglienza
Una città ospitale è prima di tutto una città sicura. Occorre rafforzare il presidio del territorio e migliorare la percezione di sicurezza con azioni mirate contro microcriminalità e degrado. Pulizia e sicurezza vanno di pari passo con il concetto stesso di ospitalità.
Viabilità e mobilità
Ridurre il traffico veicolare e migliorare l’accesso alla città. Poche decine di metri separano i punti della nostra circonvallazione cittadina dai luoghi di maggior concentrazione di servizi. Chi si reca ad Aosta per lavoro o per una visita giornaliera deve essere incentivato a lasciare l’auto in uno dei numerosi parcheggi esterni, con l’opzione di poter utilizzare una navetta gratuita che percorra nelle due direzioni tutto il tragitto circolare esterno.
Aosta e Pila
Il collegamento tra la città di Aosta e la sua stazione sciistica rappresenta un punto strategico per il turismo. È necessario potenziare l’utilizzo della telecabina anche durante la stagione estiva, con l’auspicio che in futuro venga realizzato il collegamento intervallivo con Cogne, così da creare un’area turistica ancora più ampia e integrata. In inverno, invece, sarebbe opportuno attivare navette dedicate – realizzate in sinergia tra pubblico e privato – che accompagnino i visitatori direttamente dalle strutture ricettive alla partenza della telecabina. In questo modo Aosta e Pila verrebbero promosse come un’unica destinazione, “città + montagna”, capace di offrire un pacchetto completo e competitivo per il turismo sia invernale sia estivo.
Tradizione e giovani
La città di Aosta possiede un patrimonio di tradizioni e di identità culturale che non deve andare perduto, ma anzi rafforzato e tramandato alle nuove generazioni. Per questo è fondamentale dare spazio, nelle manifestazioni e negli eventi cittadini, ai gruppi folkloristici, ai cori e alle bande musicali, che rappresentano l’anima autentica del territorio. Parallelamente, occorre investire su percorsi educativi dedicati alle scuole elementari e medie: grazie al coinvolgimento delle guide turistiche, i ragazzi potranno scoprire i personaggi storici che hanno segnato la città e conoscere da vicino i luoghi simbolo di Aosta. Si tratta di un modo concreto per costruire consapevolezza e senso di appartenenza, rafforzando l’identità collettiva e preparando nuove generazioni capaci di custodire e trasmettere l’eredità culturale, diventando al contempo cittadini e futuri operatori dell’accoglienza.

“Un nuovo studio sull'adozione dell'IA nel settore alberghiero europeo, condotto dal Dr. Roland Schegg, Professore ed esperto di turismo presso l'HES-SO Valais fornisce importanti spunti su come l'IA stia e non stia trasformando il settore alberghiero in tutta Europa, con insegnamenti sia per le PMI che per le grandi catene alberghiere.
Lo rende noto in una lettera ai soci il responsabile Media e comunicazione di Hotrec Jasper Dober.
“Questa ricerca - scrive Dober - fa parte dell'iniziativa faro Resilient Tourism, finanziata da Innosuisse e condotta dall'Istituto di Turismo della Scuola Universitaria Applicata della Svizzera Occidentale - Vallese (HES-SO Valais) in collaborazione con l'EHL Hospitality Business School e diverse associazioni alberghiere nazionali, tra cui quelle di Austria, Francia, Germania, Grecia, Italia e Svizzera.
Il sondaggio ha raccolto le risposte di oltre 1.500 hotel tra gennaio e aprile 2025, basandosi su una prima edizione condotta nel 2023. L'attenzione si concentra sull'intelligenza artificiale (IA): percezioni, livelli di adozione, aree di applicazione, vantaggi e ostacoli.
Dallo studio risulta che:
Il 41% degli hotel intervistati utilizza l'intelligenza artificiale, mentre un altro 16% prevede di adottarla a breve.
Principali applicazioni: generazione di contenuti (74%), analisi delle recensioni online (44%), revenue management (42%).
I principali ostacoli includono la scarsa conoscenza degli strumenti di intelligenza artificiale (39%), costi di installazione elevati e competenze tecniche limitate.
Nonostante le difficoltà, la maggior parte degli utenti segnala chiari vantaggi, in particolare in termini di risparmio di tempo, comunicazione ed efficienza”.

Nell’hotellerie, c’è un fattore che, insieme alla voglia di spensieratezza e relax da parte di turisti di tutte le età, si sta prendendo la scena. Si tratta della tecnologia e, nello specifico, dell’intelligenza artificiale.
Conferme in merito giungono da una serie di ricerche condotte sulle principali testate internazionali del settore da Espresso Communication per conto di QuestIT, tech company appartenente al gruppo Vection Technologies. A questo proposito, spunti interessanti sul tema arrivano dal mondo dei mercati e, nel dettaglio, da InsightAce Analytic: a livello globale, la business unit dell’AI applicata al mondo del turismo e della cosiddetta hospitality registrerà una crescita senza precedenti in vista dei prossimi anni. Infatti, dopo aver sfiorato i 3 miliardi di euro di ricavi nel 2024, l’asset prevede di raggiungere quota 36 miliardi entro i prossimi 9 anni (+1100%) con un CAGR del 29% nel periodo preso in analisi.
All’interno di questo scenario in grande evoluzione emerge un aspetto interessante: gli utenti finali, o “end user”, che stanno utilizzando e che utilizzeranno maggiormente la tecnologia del momento sono i resort e gli hotel. Arrivati a questo punto: in che modo l’AI può essere applicata a supporto degli addetti ai lavori e degli ospiti presenti all’interno di una determinata struttura? Una prima soluzione viene fornita in maniera precisa e dettagliata da Hospitality Today: in maniera più dettagliata si parla di una serie di catene e grandi brand del settore che, al fine di automatizzare il tortuoso processo di assegnazione delle camere d'albergo, stanno utilizzando algoritmi di ultima generazione capaci di assegnare fino a 1,2 milioni di camere in lassi di tempo relativamente brevi. In questo modo, non solo gli utenti risultano più soddisfatti, ma vengono risparmiate energie e ore di lavoro ai dipendenti che possono concentrarsi su altre mansioni.
Un ulteriore esempio virtuoso arriva dall’Italia e, nello specifico, dalla Puglia dove l’Hotel ApuliaRè ha messo a terra, grazie al coinvolgimento della tech company QuestIT specializzata nella realizzazione di tecnologie proprietarie d’intelligenza artificiale, un “virtual concierge”, ovvero un avatar conversazionale, denominato Regina, a disposizione 24/7 grazie al quale viene offerta ai visitatori un’esperienza da ricordare.
Indicazioni più precise in merito al funzionamento dell’innovazione vengono offerte da Ernesto Di Iorio, CEO di QuestIT by Vection Technologies: “In quanto realtà di spicco del settore, siamo chiamati ad offrire ogni anno nuove e brillanti soluzioni a supporto di associazioni, aziende, istituti e, in questo caso specifico, hotel del territorio. Il mondo del turismo, come già specificato dalle ricerche sopra argomentate, sarà uno dei settori più «influenzati» dall’utilizzo dell’artificial intelligence e, proprio per questo, sta a noi professionisti del settore aiutare le principali industrie italiane e, perché no, europee a rimanere al passo con i tempi”.
Dagli avatar si passa ai robot. Infatti, stando ad ulteriori ricerche, i cosiddetti “AI robot” saranno, insieme ai gemelli virtuali, i veri e propri tratti distintivi del mondo del turismo e dell’hotellerie nel corso delle prossime annate. Anzi già da adesso. A questo proposito, risalta e non poso il recente approfondimento a cura della testata spagnola El Paìs, secondo cui i cosiddetti “assistance robot” accolgono i nuovi arrivati e offrono assistenza agli ospiti sia in fase di check-in sia di check-out. Ma non solo, alcune catene d’alberghi si affidano persino a robot capaci di effettuare le pulizie in maniera 100% autonoma, rilevando, grazie a scanner di ultima generazione, il livello di sporco all’interno delle singole stanze o appartamenti.
Sulla stessa lunghezza d’onda si conferma anche un’altra fonte autorevole, vale a dire la Swiss Hotel Management School che descrive, anzi propone dei robot utilizzati, per lo più, in ottica delivery. Nel dettaglio, le innovazioni portano nelle camere e agli ospiti in questione quello che viene ordinato in tempi relativamente brevi e in tutta sicurezza.

Nell’ambito del Virtuoso Global Awards Claudio Meli, direttore generale di The Place Firenze, è stato nuovamente designato l’Albergatore dell'Anno per il 2025.
Si tratta di un prestigioso riconoscimento, conferito a soli 5 albergatori in tutto il mondo.

Aromaterapia in hotel
Nelle strutture ricettive l’esperienza multisensoriale attraverso gli aromi è sempre più proposta dagli albergatori e molto apprezzata da una clientela che sa cosa vuole
di Giusy Federici
Bagno turco aromaterapico per entrare in connessione profonda con se stessi, magari abbinato a una doccia cromatica, acqua che cambia i colori per rimuovere lo stress. Oppure, odori particolari per equilibrare di nuovo i campi energetici. O, ancora, un massaggio aromatico capace, allo stesso tempo, di alleviare le tensioni muscolari, migliorare la circolazione linfatica e sanguigna e lavorare sui conflitti interiori.
Un tempo in un albergo si chiedeva l’odore di pulito o, dove proposta, un’esperienza naturale come il fango curativo o un bagno di fieno. Oggi, l’approccio a tutto quello che ruota intorno alla percezione olfattiva è cambiato, tanto da essere diventato un servizio aggiunto per un target ben definito. E questo target di clienti che vogliono, insieme al servizio di alto livello, anche quello emozionale legato agli odori, è sempre più vasto e variegato.
Non a caso parliamo direttamente di Aromaterapia, la disciplina di cura fisica e soprattutto psichica attraverso gli oli essenziali ricavati dalle piante e del loro rilascio di sostanze odorose.
La scienza aromaterapica, perché di scienza si tratta, esiste almeno dal tempo dei Babilonesi, presa e rivisitata dagli Egizi: è quel che sappiamo dai testi cuneiformi o dai papiri. Usavano le piante come medicina e come afrodisiaco, oltre che come offerta alle divinità. Senza dimenticare l’apporto fondamentale dei monasteri, nel corso dei secoli e fino a pochi decenni fa, per la cura delle malattie con le erbe anche aromatiche.
Tutti noi abbiamo un profumo preferito, un aroma che ci riporta all’infanzia o che non sopportiamo perché ci evoca brutti ricordi. Odore e psiche, quindi.
La differenza tra ieri e oggi è che il marketing si è accorto di questo grande potenziale e gli alberghi cominciano a offrire, sempre più, un’esperienza immersiva negli oli essenziali come servizio aggiunto nella proposta di soggiorno.
Ma cosa sono gli oli essenziali e perché incidono così profondamente in noi?
Solo quelli ottenuti per spremitura, se si tratta di agrumi o di piante trattate in corrente di vapore, possono essere definiti oli essenziali, altrimenti parliamo di prodotti di sintesi, cioè chimici.
Naturalmente non è questo il luogo né lo spazio per una lectio magistralis sulla materia, ma per capire cosa odoriamo nell’ambiente o cosa abbiamo sulla pelle durante un massaggio, è bello sapere che ogni pianta ha le sue essenze peculiari, che siano i fiori come le rose, le foglie come la menta piperita, i frutti come gli agrumi, i legni come il cedro, la corteccia come la cannella o le resine come l’incenso.
Gli oli essenziali sono innumerevoli, ma ci sono alcuni al top tra le proposte relative al benessere da parte dell’hotel e le preferenze della clientela, che in genere già li conosce.
Per fare alcuni esempi, tra le fragranze in pole position, l’olio essenziale di lavanda è tra i più noti e usati, essendo un famoso calmante degli stati d’ansia. È considerato un po’ una panacea, la madre di tutte le essenze. L’olio essenziale di menta piperita, invece, è un antisettico e tranquillizza. È ritenuto un buon rimedio contro la nausea. L’olio essenziale di arancio dolce, dal punto di vista emotivo, rallegra e alleggerisce l’umore. L’olio essenziale di eucalipto si usa sia per purificare l’aria che per proteggere l’apparato respiratorio. È considerato uno stimolante intellettuale per facilitare la concentrazione. L’olio essenziale di camomilla viene usato anche come componente di creme per pelli sensibili alle scottature e come calmante del nervosismo. Il sandalo è già noto come incenso. Il suo olio essenziale è adatto al rilassamento e come riequilibrante degli stati di stress. Dell’olio essenziale di geranio è invece nota la funzione contro le punture di insetto. In aromaterapia è un ottimo normalizzante degli stati d’animo.
In realtà, noi viviamo immersi negli odori di oli essenziali. Abbiamo citato quelli puri, ma anche e soprattutto quelli più o meno di sintesi sono utilizzati ovunque, dall’industria dei profumi ai modificatori di sapori ai prodotti farmaceutici. E sono regolati per legge, quindi possiamo essere abbastanza sicuri che, anche se non bio, provengono comunque da filiere controllate.
A dire il vero, l’olfatto è sempre stato considerato un po’ la Cenerentola dei sensi, ma si tratta di un concetto sbagliato e comunque ormai superato perché, seppure a livello spesso inconscio, è proprio attraverso l’odorato che noi abbiamo la percezione del mondo, la memoria profonda, le associazioni di stati d’animo (quella persona a pelle – quindi a odore – non mi piace…) e la consapevolezza di chi e dove siamo: se sentiamo un odore di menta, quella è menta e non è rosmarino. Ce ne rendiamo conto solo quando, per vari motivi, perdiamo la facoltà olfattiva e quella che subiamo è una vera sofferenza.
Per tutto quello di cui sopra, è chiara l’importanza del valore aggiunto dell’esperienza olfattivo-sensoriale. Oggi si parla direttamente di progettazione olfattiva e non solo in un’offerta alberghiera, ma anche nelle fiere o nelle aziende: ormai l’odorato è un brand che riguarda anche il design.
Questo tipo di esperienza è “la storia che si vuole che il cliente ricordi oppure che lo stesso hotel vuole raccontare”, scegliendo tra le varie tipologie di fragranze, dalla legnosa alla fiorita, dall’orientale all’agrumata, ma anche fieno o cacao.
È un concetto di vacanza wellness allargata, una tendenza al benessere totale che sempre più clienti chiedono e che sempre più strutture ricettive propongono. Lo stile di vita sano, che implica equilibrio mentale e fisico, oggi lo si pratica a casa propria e lo si insegue in vacanza. E non è più soltanto l’attenzione al cibo con le proposte di chef stellati o la palestra dell’albergo con i consigli del trainer: oggi l’ospite vuole, insieme a tutto questo, anche quello che qualcuno ha chiamato arricchimento emozionale. E sempre più Spa, ormai, suggeriscono un’esperienza personalizzata, magari con l’aromaterapia spesso abbinata a cromoterapia e anche in formato digitale, con la realtà virtuale che propone percorsi di meditazione o pilates.
Naturalmente vale anche il contrario, ossia la sottrazione: dove un profumo risulti troppo forte lo si alleggerisce, non per niente parliamo di esperienza personalizzata. E questo non riguarda solo i percorsi benessere, ma anche gli ambienti: sempre più alberghi utilizzano detergenti e ammorbidenti profumati con oli essenziali che, oltre alla piacevolezza del profumo, hanno anche funzione battericida e non irritano né occhi né apparato respiratorio di chi li usa.
Un mercato in evoluzione, che cresce e ormai è diventato un trend interessante, come dimostrano diversi studi di settore.
Destination Analysts, ad esempio, ha rilevato come oltre il 60% di chi pianifica un viaggio scelga destinazioni e strutture ricettive con un focus particolare sul relax.
Per il Global Wellness Institute, le spese per questo tipo di attività turistica hanno visto un incremento annuale del 30%.
I dati sono dal 2020 al 2022, ma le previsioni di crescita, per i prossimi anni, sono ancora più accentuate.
Un dato confermato da Skift.com, che ha sottolineato come le proiezioni economiche siano passate da 651 miliardi di dollari nel 2022 a 1,4 trilioni di dollari entro il 2027.
Quella di oggi è la società delle immagini per definizione, eppure l’esplorazione degli altri sensi, oltre la vista, riserva delle piacevoli sorprese. Da uno studio condotto dalla Rockfeller University pare che le persone riescano a ricordare il 35% delle cose che hanno annusato rispetto al 5% di quello che hanno visto. Un dato importante che fa riflettere.
E non sarà un caso, per fare un solo esempio, se lo scorso febbraio, al concept store 10 Corso Como di Milano si è svolta la prima edizione di Olfactory Signals 0, esplorando il profumo come mezzo artistico oltre che esperienza sensoriale, dove hanno partecipato molti brand all’avanguardia in questo senso. Stare bene con l’essenza scelta porta a quel benessere che cerchiamo quando soggiorniamo in un albergo, che sia un aroma discreto in camera o più intenso nella Spa, diversificato nei vari ambienti. Ma qui sono andati oltre la percezione convenzionale di un odore, portando quest’ultimo a essere una narrazione di un linguaggio artistico fatto di connessioni tra profumo, emozione e memoria. Un progetto nuovo e ambizioso che prevede installazioni anche negli Stati Uniti e in Asia.
Durante un soggiorno, ormai, sempre più l’ospite viene coccolato nei 5 sensi, attraverso il gusto con piatti tipici del territorio o quelli di un grande chef, il tatto con i massaggi ad hoc, la vista con colori o panorami mozzafiato, l’udito con musica di sottofondo o a scelta della clientela e l’odorato, con una serie di aromi per un benessere sensoriale e allo stesso tempo profondo. È la nuova tendenza dell’ospitalità alberghiera. In un vecchio film Humphrey Bogart parlava della stampa... parafrasandolo, riguardo soprattutto l’aromaterapia, potremmo dire: l’esperienza immersiva totale? È il futuro, bellezza!

Trasformazione sostenibile
Tra Giornata mondiale e Giubileo del Turismo, il messaggio di mons. Rino Fisichella su un settore che può crescere meglio se è anche etico
Il prossimo 27 settembre si terrà la 46a Giornata mondiale del Turismo. L’argomento di quest’anno è “Turismo e trasformazione sostenibile”, tema scelto dall’Organizzazione Mondiale del Turismo.
Ma il 2025 è anche l’anno del Giubileo e in quest’ottica Roma ospiterà, dal 16 al 19 ottobre prossimo, il 9° Congresso mondiale della Pastorale del turismo, che “sarà un’occasione importante per riflettere insieme su queste tematiche e sull’impegno che la Chiesa vuole intraprendere, perché anche il turismo possa svilupparsi come strumento di evangelizzazione e di promozione umana”, scrive mons. Rino Fisichella nel Messaggio del Dicastero per l’Evangelizzazione in occasione della Giornata Mondiale del Turismo 2025, riguardante proprio il turismo e la sua etica. Certo, principalmente si rivolge ai credenti, ma alcuni temi sono condivisi da tutti coloro che hanno a cuore il futuro del pianeta, la sostenibilità, il risparmio e la distribuzione equa delle risorse naturali, la fame di giustizia. Argomenti importanti che vanno oltre ogni credo religioso.
Il Pro-prefetto vaticano cita l’Enciclica Laudato sì di Papa Francesco, che afferma: «La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale».
Questo atteggiamento di salvaguardia, osserva mons. Fischella, interessa anche il turismo: “Ogni anno aumenta, infatti, il numero di persone che si muovono da una parte all’altra del pianeta per gli scopi più disparati e con vari mezzi di trasporto. Questa mobilità globale richiede un impiego di risorse che ha un impatto notevole sulla salute delle persone e sulla natura. Mentre cresce la consapevolezza di abitare un mondo che diventa sempre più piccolo proprio in forza della mobilità, è importante entrare nell’orizzonte della trasformazione sostenibile anche per gli operatori del turismo...
D’altronde, il turista stesso valuta con favore quelle situazioni che rispettano la sostenibilità dell’ambiente. La preoccupazione e la cura per il creato richiedono, dunque, la responsabilità personale e collettiva, perché nulla vada perduto di quanto abbiamo ricevuto”.
Mettersi in viaggio “stimola a sviluppare una visione più ampia della realtà; favorisce la contemplazione della bellezza naturale e artistica presente in ogni angolo del mondo. Il turismo è anche occasione di incontro tra le persone e può consentire di rendere migliore la relazione tra i popoli favorendo il rispetto reciproco e la solidarietà. Non si può trascurare, quindi, il grande impatto relazionale che il turismo possiede e che assume aspetti ancora più profondi quando la meta è un luogo sacro. Mentre recuperano le forze del corpo e dello spirito, infatti, i turisti possono trovare speciale edificazione nei Santuari, meditando sia sul proprio cammino di fede, sia sull’impegno per la sostenibilità che abbraccia ormai grandi spazi della vita sociale”.
E come bene prezioso da tutelare viene citata l’acqua: “Chi ammira le grandi cascate, dovrebbe riflettere sul fatto che l’acqua non è nostra esclusiva proprietà: è un bene che ci è stato donato e come tale richiede rispetto e difesa. Auguriamo pertanto a quanti godranno qualche giorno di riposo al mare o in montagna di apprezzare il valore dell’acqua, considerando come essa sia un bene che non può essere sprecato o, peggio, inquinato. E possa tale consapevolezza indurre a stili di vita più saggi nell’uso quotidiano di questa risorsa.
L’uso sostenibile ovviamente non riguarda solo l’acqua, ma si estende a tanti altri elementi che permettono l’esistenza di un ecosistema: poiché tutti siamo ospiti, non possiamo delegare la cura dell’ambiente comune ai pochi che intuiscono la problematica della sua custodia e la drammaticità del momento storico. Occorre l’impegno di tutti, specialmente dei cristiani, che riconoscono nella natura l’espressione di un disegno di amore e di verità. Come scriveva Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in Veritate, la natura «Ci parla del Creatore e del suo amore per l’umanità». E di questo amore siamo testimoni anche come turisti, mentre beneficiamo di un mondo meraviglioso, che proprio per questo dobbiamo custodire intatto”, continua Fisichella.
Alla luce della sostenibilità, l’esperienza del turismo “fa emergere anche il tema della giustizia. È inevitabile che l’aumento dei viaggiatori debba trovare corrispondenza nelle offerte per loro disponibili. Gli operatori potrebbero allora cadere nella tentazione di fare del turismo un oggetto di speculazione. Gli esempi negativi, purtroppo, sono molti e suscitano non poche perplessità. La crescita sproporzionata dei turisti in alcuni luoghi ha portato le autorità a fissare dei limiti agli ingressi. Si riscontrano perfino contestazioni dei residenti che vorrebbero chiudere le porte ai turisti. Certo, il sovraffollamento di alcune località pone seri problemi, ma li si può prevenire attraverso opportuni interventi e avvalendosi anche degli strumenti che la tecnologia ci offre. Sono gli stessi turisti che chiedono di essere tutelati, mentre si studiano progetti per favorirne l’incremento”.
La comunità cristiana, “non solo è direttamente partecipe del turismo, ma spesso ne è artefice attraverso una rete di servizi creati per esprimere l’accoglienza ai pellegrini e ai turisti. È dovere dei responsabili dei Santuari vigilare attentamente affinché questi luoghi rimangano sacri spazi di autentica spiritualità, attraverso il silenzio, la preghiera e il dialogo con uomini e donne di Dio. Ed è bene che, come i Santuari, così anche le comunità parrocchiali, soprattutto quelle che per tradizione sono luoghi di turismo, si aprano alle istanze di uno stile sostenibile, contribuendo a preparare un avvenire promettente per le giovani generazioni”.
In questo Anno giubilare, conclude mons. Fisichella, “auspichiamo dunque che quanti operano nel settore del turismo esprimano segni concreti, che rendano tangibile la speranza cristiana, investendo su un uso sostenibile delle risorse naturali e strutturali a nostra disposizione”.

La prova del fuoco
Materiali ignifughi, resistenti alle fiamme e incombustibili: facciamo chiarezza
di Gioacchino Giomi
Nel settore alberghiero, la sicurezza dei clienti e del personale rappresenta un elemento imprescindibile, che influenza la qualità dell’accoglienza, la reputazione dell’hotel e, non meno importante, la conformità alle normative vigenti. Tra le molteplici misure preventive, la scelta dei materiali d’arredo e delle finiture riveste un ruolo fondamentale, soprattutto quando si tratta di garantirne la reazione al fuoco.
Probabilmente, a molti di voi sarà capitato di ascoltare un fornitore o un negoziante che esalta le caratteristiche di un tessuto, menzionando anche che è “ignifugo”. Si tratta di un termine molto diffuso, spesso usato nel settore delle attività ricettive, per indicare un materiale che può contribuire a contenere i rischi di un incendio. Tuttavia, è importante comprendere a fondo cosa significa realmente “ignifugo”, quali sono le caratteristiche tecniche dei materiali con questa proprietà e come sceglierli in modo consapevole per garantire la sicurezza di ospiti e staff, rispettando le normative italiane ed europee.
Nel linguaggio quotidiano e commerciale, termini come “ignifugo”, “incombustibile” e “resistente alle fiamme” vengono spesso utilizzati in modo intercambiabile, ma dal punto di vista tecnico e normativo esistono differenze sostanziali che è bene conoscere.
In generale, un tessuto o un materiale definito “ignifugo” o “resistente alle fiamme” è quello che ha subito trattamenti chimici o che presenta caratteristiche di composizione che ne rallentano o impediscono la combustione. Questo significa che, in caso d’incendio, il materiale tenderà a non partecipare alla combustione per un certo periodo, ritardando la propagazione del fuoco e contribuendo a creare condizioni di sicurezza più favorevoli. È importante sottolineare, però, che questi tipi di materiali prima o poi partecipano alla combustione, gli unici che non lo fanno sono gli “incombustibili”.
Per un gestore di alberghi, questa distinzione è cruciale. La scelta di materiali con buona reazione al fuoco può fare la differenza tra un incendio contenuto e un’emergenza grave. La normativa prevede, infatti, che tutti gli ambienti pubblici, ivi compresi quelli ricettivi, siano dotati di materiali conformi ai requisiti di sicurezza, e che questi siano correttamente certificati e classificati.
Il tema della reazione al fuoco in Italia ha radici profonde, legate a eventi tragici che hanno portato a una maggiore consapevolezza dei rischi. Due incendi emblematici hanno segnato la storia: quello avvenuto il 25 aprile 1982 a Todi, nel Palazzo del Vignola, in cui persero la vita 35 persone, e quello del 13 febbraio 1983 al cinema Statuto di Torino, che costò la vita a 64 persone. In entrambi i casi, le cause principali furono l’inalazione di vapori tossici sviluppatisi durante la combustione dei materiali presenti negli ambienti, come tendaggi, moquette, imbottiture e rivestimenti.
Questi eventi drammatici spinsero le autorità a intervenire, emanando, nel 1983, le prime norme sul comportamento al fuoco dei materiali utilizzati nei locali di pubblico spettacolo. L’obiettivo era chiaro: ridurre i rischi d’incendio e migliorare la sicurezza delle persone.
Nel 1984, furono introdotte le prime classificazioni sulla reazione al fuoco dei materiali, ancora oggi punto di riferimento per progettisti e gestori di strutture ricettive per gli arredi.
Negli anni successivi, le norme sono state aggiornate e armonizzate con gli standard europei, garantendo una maggiore uniformità e affidabilità dei sistemi di classificazione.
Oggi, l’obbligo di utilizzare materiali da costruzione e di arredo con adeguate caratteristiche di reazione al fuoco si applica non solo a locali di pubblico spettacolo, ma anche a tutti gli edifici civili con elevato affollamento di persone, comprese le strutture ricettive.
Per comprendere come effettuare scelte più idonee, è fondamentale capire cosa s’intende esattamente per “reazione al fuoco”. In parole semplici, si tratta della capacità di un materiale di partecipare alla combustione e di contribuire alla propagazione dell’incendio.
Alcuni materiali bruciano facilmente, aiutando a diffondere le fiamme e aumentando il calore sviluppato; altri sono invece meno suscettibili e tendono a limitare le fiamme, offrendo più tempo per l’evacuazione e l’intervento dei soccorsi.
Un aspetto fondamentale, spesso troppo sottovalutato, riguarda la tossicità dei vapori e dei gas emessi durante la combustione. Materiali classificati come “sicuri” devono anche essere valutati in base alla quantità e alla tossicità di fumi prodotti, poiché questi rappresentano un rischio grave in caso di incendio.
La normativa europea di riferimento è la UNI EN 13501-1, che classifica i materiali in diverse categorie (A1, A2, B, C, D, E, F, materiali con reazione al fuoco molto scadente o non valutabile).
La classificazione aiuta i progettisti, i responsabili di struttura e i fornitori a individuare i prodotti più adeguati per ogni applicazione, garantendo un livello di sicurezza compatibile con le esigenze di tutela delle persone e delle proprietà.
Anche il miglior materiale può perdere le sue caratteristiche di reazione al fuoco, se installato in modo errato o sottoposto a usura. Per questo, è fondamentale affidarsi a professionisti qualificati per la posa in opera e prevedere un programma di manutenzione periodica. La pulizia e il controllo delle superfici trattate o rivestite sono essenziali per mantenere le proprietà di reazione al fuoco nel tempo.
In un mercato sempre più attento alla sicurezza, l’adozione di materiali certificati e conformi alle normative rappresenta anche un elemento di differenziazione per le strutture ricettive. Oltre a garantire la tutela degli ospiti e del personale, un ambiente in cui si adottano standard elevati di sicurezza attiva e passiva può diventare un punto di forza nella comunicazione e nel marketing, attirando clienti più consapevoli e attenti alla qualità e alla sicurezza.
In conclusione, la reazione al fuoco è un elemento centrale nel settore alberghiero. La scelta di materiali con buone caratteristiche e la corretta applicazione delle norme rappresentano un investimento che può fare la differenza tra un incidente contenuto e una tragedia. Pertanto, conoscere le proprietà dei prodotti, verificare le certificazioni e affidarsi a professionisti qualificati sono passi fondamentali per garantire ambienti sicuri, conformi e di qualità.

Il futuro delle prenotazioni con l’avvento dell’AI agentica
di Vinicio Borsi*
Il futuro delle prenotazioni alberghiere, con l’avvento dell’intelligenza artificiale agentica, si appresta a vivere una trasformazione epocale, non solo tecnologica ma anche culturale. Ecco i principali trend all’orizzonte.
Dalla ricerca al dialogo: la fine dei siti vetrina
Con gli agenti AI evoluti (es. ChatGPT con browsing e memoria), non si tratterà più di “navigare siti” o “confrontare OTA”, ma di parlare con un assistente personale e dire: “Organizza un weekend romantico sul Lago di Como, budget 400 €, con vista lago e Spa”. L’agente interrogherà tutte le fonti in qualche nanosecondo, confronterà le offerte, scarterà gli intermediari inutili e prenoterà direttamente con la struttura più adatta (via API o connessione diretta). Questo avviene già oggi.
Disintermediazione reale: OTA sotto pressione
Le OTA oggi dominano grazie a: potere pubblicitario, fiducia degli utenti, comodità del confronto. Ma un agente AI non ha bias né bisogno di pubblicità: se riceve un prompt “dammi la tariffa più conveniente e diretta”, scavalcherà automaticamente le OTA, proponendo l’opzione a minor costo e maggiore valore (es. sito ufficiale con vantaggi inclusi).
Personalizzazione radicale: esperienze su misura
L’AI agentica potrà conoscere gusti, viaggi passati, allergie, preferenze; suggerire hotel non solo disponibili, ma perfettamente allineati al profilo utente; agire come concierge predittivo, integrando servizi (es. navette, cene, escursioni).Strumenti come WeForGuest, o futuri ecosistemi proprietari degli hotel, potranno comunicare con l’AI del cliente creando un flusso conversazionale tra l’utente e la struttura prima, durante e dopo il soggiorno.
Hotel intelligenti: portali conversazionali proprietari
Gli hotel innovativi non punteranno più solo al miglior booking engine, ma a sviluppare: assistenti AI personalizzati per dialogare con clienti su sito, social e app; API conversazionali per connettersi ai grandi agenti (ChatGPT, Gemini, Alexa, ecc.); Data ownership per gestire direttamente la relazione e la fidelizzazione con il cliente.
Nuovi KPI per l’ospitalità
Il focus passerà da: “Quanti click ho ricevuto?” a: “Quanti agenti AI scelgono la mia struttura come miglior risposta?”. In pratica, l’hotel dovrà ottimizzare non solo per SEO/SEM, ma anche per gli algoritmi di ranking degli agenti AI. Dal SEO (Search Engine Optimization/Marketing) all’AEO (Answer Engine Optimization).
Il futuro sarà ultra conversazionale, personalizzato, e disintermediato. Chi saprà allearsi con l’intelligenza artificiale – integrandola nei propri flussi, nei propri CRM e nei propri canali – sarà protagonista. Chi resterà legato a logiche da portale statico o da pricing aggressivo, verrà progressivamente marginalizzato.
*Hospitality Innovation Manager DB STRATEGY

Le sentinelle del mare
La sostenibilità ambientale diventa “componente” del servizio turistico
di Alberto Corti *
Non molti anni fa, il rappresentante di qualsiasi attività imprenditoriale che avesse tentato di coniugare le ragioni dell’impresa con quelle dell’ambiente avrebbe rischiato di essere tacciato di eresia.
Spesso, la contrapposizione era netta: ambiente – e soprattutto, “ambientalismo” – da un lato, economia dall’altro, con pochi spazi per la discussione e lo scambio di buone pratiche.
Una contrapposizione che ha bloccato a lungo qualsiasi approccio concretamente perseguibile di tutela dell’ambiente.
Oggi le cose sono cambiate, come dimostra anche il progetto “Sentinelle del mare”, figlio di un’intuizione del Dipartimento di Biologia, Geologia e Scienze ambientali dell’Università di Bologna, che è diventata realtà grazie al sostegno del sistema turismo di Confcommercio e della rete territoriale di Federalberghi, Faita, Fiavet, Fipe e Fto.
L’iniziativa si basa su un concetto cardine: un semplice cittadino, un turista, senza alcuna cognizione di biologia, se dotato di strumenti semplici e adeguati (in questo caso fotografie e schede di riconoscimento), può raccogliere dati preziosi sullo stato di salute dell’ambiente: può diventare “biologo” per un giorno, incamerando ed elaborando, durante un periodo di riposo dalla sua attività abituale, concetti fondamentali di tutela dell’ambiente.
Dal 2018 ad oggi il progetto ha coinvolto oltre quattrocentomila italiani e stranieri lungo le coste di undici regioni italiane, in non meno di duecento località.
Giovani biologi, laureandi o ricercatori delegati dall’Università hanno chiamato a raccolta residenti e turisti, coinvolgendoli nella caccia delle specie che le schede fotografiche identificavano come indicatrici di biodiversità, che si concludeva con la compilazione di un semplice questionario.
Il team scientifico ha raccolto una gran quantità di elementi sullo stato di salute dell’area oggetto di studio, i turisti hanno incrementato il livello di consapevolezza ambientale e gli operatori turistici hanno misurato sul campo l’attenzione rivolta dalla clientela ai comportamenti a tutela dell’ambiente, facendo in molti casi diventare le pratiche sostenibili un elemento della loro offerta al cliente.
Ne vale la pena? Il mercato sembra dire proprio di sì. Un rapporto di Coherent Marketing Insights calcola in 2,61 miliardi di dollari nel 2024 il valore di mercato che il turismo sostenibile è in grado di generare autonomamente, valore che si proietta 8,73 miliardi di dollari nel 2031.
Ma c’è di più: da un’indagine sui consumatori di SWG condotta per Confcommercio pochi mesi fa risulta che per sei italiani su dieci applicare scelte sostenibili nella gestione di una struttura ricettiva, di un ristorante, un lido o qualsiasi altro servizio turistico, è una scelta che dovrebbe riguardare qualsiasi categoria di operatore, mentre il trenta per cento di loro sarebbe addirittura disposto a pagare fino al venti per cento in più pur di fruire di servizi sostenibili.
* responsabile settore Turismo di Confcommercio Imprese per l’Italia