Libro su Sense of Italy

                                                                                  Il “senso” dell’Italia

 Esportazioni, servizi, turismo, prosperità: un legame indissolubile del sistema economico italiano, che trae dal settore Terziario il 75% della propria ricchezza, rendendo, oggi, il Sense of Italy più attuale del Made in Italy

 

Tra il 1995 e il 2023 si osservano in Italia quasi 2,35 milioni di occupati standard in più. Al di là di poste minori, il risultato è frutto di un incremento di 3,4 milioni di lavoratori nel Terziario di mercato e una riduzione di 900mila nell’industria e agricoltura. In altri termini, tutta la crescita dell’occupazione negli ultimi trent’anni è stata generata dai servizi e dentro i servizi.

Anche nel post-pandemia, la resilienza dell’economia di mercato è dovuta al Terziario di mercato, a cui è ormai ascrivibile oltre il 75% del valore aggiunto.

Eppure, a fronte di questi numeri, l’interesse per l’economia dei servizi è ancora scarso, se non nullo. Si succedono con ritmo impressionante Rapporti, Relazioni e Patti che hanno tutti l’industria al centro: il Terziario neppure in periferia.

Ma il mondo cambia e ciò che andava bene ieri, anche in termini di analisi e di narrazione, non va più bene oggi. C’è bisogno di una nuova e più estesa riflessione sulle prospettive realistiche di crescita economica – e sociale – dell’Italia.

Beninteso, non si tratta di contrapporre un settore a un altro: l’idea che senza una manifattura vitale il Paese non abbia speranza è pienamente condivisa. Ma, in parallelo, è doveroso curarsi col massimo impegno di chi conta stabilmente per i tre quarti della ricchezza e dell’occupazione.

Rendere più produttivi i servizi di mercato è la strada principale per tornare a crescere. È una scelta che ci è suggerita dal processo di terziarizzazione che investe tutte le economie del mondo, avanzate e meno avanzate.

In questo volume, a cura di Mariano Bella, direttore dell’Ufficio studi di Confcommercio, vengono raccolti diversi saggi con uno scopo sostanzialmente unitario: cambiare e precisare il racconto del sistema economico italiano. Per dirla con le parole dell’autore, «cambiare il linguaggio è utile se le nuove parole designano meglio i concetti rilevanti».

E, dunque, il Made in Italy va bene, ma il Sense of Italy è meglio. Perché unisce beni e servizi, a partire dal turismo, valorizzandone la reciproca contaminazione alla luce di ciò che unisce – e non divide – esportazioni di beni ed esportazioni di servizi: il country of origin effect, cioè il super-brand Italia.

Il sistema funziona e si rafforza soprattutto attraverso la reciproca contaminazione tra esportazioni e turismo: vengo in Italia e provo i prodotti e i servizi italiani e, tornato in patria, ricordo e di nuovo desidero e sviluppo importazioni, che sono le nostre esportazioni. E allo stesso modo funziona il verso opposto della relazione, che dovrebbe portare a visitare di nuovo e ancora l’Italia.

Come ha scritto Oscar Giannino, «questo libro è un contributo prezioso. Numeri alla mano, smantella l’arcaica contrapposizione tra “industria buona” e “servizi cattivi”. Non evita le questioni più spinose, come l’insufficiente valore aggiunto e produttività nei servizi, li affronta come conseguenze del contesto nazionale, non come vizi genetici. Credere che il solo saldo commerciale della manifattura regga la bilancia dei pagamenti italiana è ignoranza ideologica, non leva di crescita».







Pubblicato il 10/16/25