.

28 May 2025
Studio ed esperienza. Il web marketing manager Fabrizio Zezza ci spiega come funziona il suo mondo

                                                                                     Studio ed esperienza

Oggi più che mai per una struttura alberghiera è importante posizionarsi bene sulla rete. Il web marketing manager Fabrizio Zezza ci spiega come funziona il suo mondo, complesso ma ricco di soddisfazioni

 di Angelo Candido

Il web è estremamente importante nell’attuale mercato e la figura di coloro che aiutano le imprese a promuoversi ed essere presenti in rete assume sempre maggiore rilevanza.

Ne parliamo con il web marketing manager Fabrizio Zezza, socio fondatore di EasyConsulting e Ceo di Hotel Nerds. Con la sua azienda offre consulenze mirate a realtà alberghiere italiane e internazionali.

 Fabrizio, qual è stato il tuo percorso all’interno del settore di cui ti occupi?

Io vengo dal mondo informatico, dello sviluppo software per grandi aziende internazionali. Casualmente, oltre 20 anni fa, un amico mi ha presentato un albergatore con delle esigenze in tal senso e io ho cominciato a ragionare su come potevamo aiutare a risolvere con l’informatica le necessità del settore. E da lì è iniziato tutto.

 Del tuo lavoro cosa ti appassiona particolarmente?

La cosa più interessante per me è il coefficiente evolutivo, l’avere a che fare continuamente con nuove soluzioni. È molto stimolante e soprattutto ti permette di essere creativo all’interno di un lavoro molto tecnico, una cosa abbastanza rara. L’avvento di tecnologie, l’intelligenza artificiale come le nuove soluzioni di analisi e di interfacciamento tra i vari canali di distribuzione è molto interessante e divertente dal punto di vista dello sviluppo ma, soprattutto, è un qualcosa che ti invita a studiare e a fare ricerca continuamente.

Quali sono, secondo la tua esperienza, le competenze professionali necessarie per posizionare l’azienda sul web a fini di marketing?

Sicuramente, bisogna avere un’ottima conoscenza di tutto ciò che ruota intorno al concetto di comunicazione, dalla capacità di scrivere fino a creatività, nozioni di programmazione neuro-linguistica e così via: tutto questo è un aspetto rilevante. Un’altra parte è quella matematico-statistica, importantissima per analizzare i risultati dell’attività svolta. E poi il settore informatico, lo sviluppo dei siti web e l’ottimizzazione dei motori di ricerca, a cui va correlato uno studio dei social network e come vanno correttamente usati nell’affiancare un’attività di marketing anche più tradizionale. I compiti del marketer possono essere vari e anche specifici per determinati argomenti.

 Hai qualche aneddoto da raccontare legato alla tua attività ultraventennale?

Aneddoti veri e propri no. Ma spesso c’è un fraintendimento sul lavoro del marketer e allora, a volte, vengono chieste cose un po’ assurde: nel nostro settore c’è un’ignoranza abbastanza diffusa su cosa sia la comunicazione. Prima o poi scriverò un libro sulle richieste bizzarre ricevute.

Che consigli daresti ai giovani che vogliono intraprendere una professione come la tua all’interno del settore turistico?

Probabilmente, il lavoro del marketer è l’unico dove essere giovani è un vantaggio, nel senso che è così mutevole e viene aggiornato con talmente tanta continuità che chiunque inizia si trova subito allo stesso livello degli altri che devono ricominciare quasi sempre tutto daccapo. L’esperienza chiaramente è importante. Lo studio, però, lo è molto di più. Studiando si imparano i concetti fondamentali, sempre gli stessi da quando si faceva la pubblicità sulle riviste a oggi. Tutto è rimasto più o meno lo stesso, quello del posizionamento del brand. Consiglio di studiare, approfondire, fare anche esperienza in autonomia ma, soprattutto, trovare il modo di farsi affiancare da istituzioni serie come, ad esempio, gli ITS Turismo, una di quelle realtà che mettono a contatto con professionisti del settore molto competenti e nel mondo del lavoro anche durante lo studio. Questo nel marketing è molto importante perché si riesce a fare esperienza al contempo studiando, lavorando e stando al passo con la tecnologia. Una cosa difficilissima e una soluzione più unica che rara, che ci viene invidiata da molti Paesi esteri.

Consulenti autonomi come te o inquadrati come back office all’interno delle aziende alberghiere: qual è il percorso professionale attraverso cui si valorizzano le competenze del marketer?

Io ho un’azienda, tra collaboratori e dipendenti, di 22 persone. Di queste, 7 sono ex alunni dell’ITS. Io assumo la gente anche analizzando la qualità di quello che può raggiungere, in modo estremamente severo. Questo per farvi capire quanta differenza c’è tra chi frequenta un istituto come l’ITS e chi invece viene da un’altra esperienza. Però c’è da dire una cosa: la stragrande maggioranza di chi si approccia a questo lavoro lo fa all’interno di un’azienda alberghiera, anche a gestione familiare. Il percorso è differente. Ma con l’esperienza, raggiungere obiettivi può permettere una crescita personale molto forte, considerando anche che il marketer ha normalmente un guadagno medio-alto rispetto ad altri tipi di inquadramento all’interno di un’azienda. Chiaramente, è un percorso che non possono affrontare tutti. È un lavoro importante perché richiede competenze in tanti ambiti, ma dà anche grandissime soddisfazioni sia come crescita personale che dal punto di vista economico.

 Come vedi il futuro del marketing delle imprese turistiche sulla rete tra nuove tecnologie, intelligenza artificiale, metaverso?

Sulle nuove tecnologie c’è molto fermento, è un momento estremamente felice per chi come me si occupa di questo settore. Noi studiamo questi sistemi dal 2016 e abbiamo sviluppato una delle prime AI per hotel all’interno della nostra azienda. Da qualche mese abbiamo pubblicato il nostro primo Agent AI, che acquisisce informazioni direttamente dal sito web dell’albergo per rispondere autonomamente agli ospiti, proporre offerte, fare preventivi e dare consigli utili per un soggiorno ideale. Il metaverso è un tema che stiamo seguendo da vicino, sviluppare questo tipo di applicazioni è particolarmente complesso e specifico. Però il metaverso è anche un veicolo d’innovazione come la realtà aumentata che, invece, vedo come una cosa più presente che futura. Tutte questo, con le grandi capacità di calcolo oggi più avanzate e diffuse rispetto a prima, ci sprona molto, perché il fascino di queste tecnologie è senza dubbio molto alto.



1 May 2025
Pensioni, non rimandare il futuro

Pensare alla pensione è una di quelle cose che spesso vengono rimandate.

Ma la realtà è che il momento migliore per iniziare a costruire una sicurezza economica per il domani è adesso

di Massimo Fiaschi

 I dati parlano chiaro: la pensione pubblica continua a ridursi. Secondo la Ragioneria Generale dello Stato, il tasso di sostituzione netto – ossia la percentuale dell’ultima retribuzione che sarà coperta dalla pensione – sta diminuendo costantemente, per effetto dell’entrata a regime del “sistema contributivo”. Questo significa che chi andrà in pensione nei prossimi anni riceverà un assegno molto più basso rispetto a chi è uscito dal mondo del lavoro anni fa.

Negli anni ’90, per affrontare questa problematica, è stata introdotta la previdenza integrativa, una pensione privata da affiancare a quella pubblica. Altre realtà, come il Fondo Mario Negri per i dirigenti del terziario, sono nate molto prima. Eppure, meno del 40% della forza lavoro vi aderisce, e tra gli under 35 solo il 27%. Numeri troppo bassi.

Ma perché è così importante iniziare il prima possibile? La risposta è semplice: con il sistema interamente contributivo l’importo della pensione dipenderà dai contributi versati durante l’intero arco dell’attività lavorativa e non da quello che accade nei dieci anni precedenti il pensionamento.

Assume, quindi, maggiore importanza quanto si versa e per quanto tempo. E la precarietà e gli stipendi bassi generano conseguenze negative dirette sulla futura pensione. In questi casi, mettere da parte risorse in autonomia diventa essenziale. Pianificare con anticipo permette di evitare errori che potrebbero pesare a lungo termine. Proprio quando le risorse sono scarse, fare errori costa di più.

Anche chi ha stipendi più alti non deve abbassare la guardia. Se si è iscritti all’INPS dopo il 1995, bisogna considerare che la pensione pubblica è soggetta a un tetto massimo (120.607 euro lordi nel 2025). Questo significa che chi guadagna oltre quella soglia non versa ulteriori contributi e, di conseguenza, non si assicura una pensione proporzionata al proprio reddito.

Se si desidera mantenere lo stesso tenore di vita una volta usciti dal mondo del lavoro, la previdenza complementare non è più un’opzione, ma una necessità.

Un altro elemento da considerare è l’effetto della capitalizzazione. Anche versamenti minimi in un fondo pensione, se effettuati costantemente fin dall’inizio della carriera, possono fare una differenza enorme. Grazie agli interessi composti, il capitale cresce in modo esponenziale nel tempo.

E l’eredità? Molti pensano che il patrimonio familiare possa rappresentare una garanzia per il futuro, inoltre le generazioni attuali sono meno numerose rispetto a quelle precedenti, quindi, il patrimonio accumulato dai genitori e dai nonni verrà suddiviso tra meno eredi. Ma affidarsi unicamente a questo non è una strategia vincente. Il costo della vita, le tasse e gli imprevisti possono ridurre rapidamente le risorse ricevute. Costruire un piano previdenziale individuale significa mettere al sicuro il proprio futuro senza dipendere da variabili incerte.

Cosa fare subito? Informarsi è il primo passo. Se si è dirigenti d’albergo, con contratto firmato da Federalberghi e Manageritalia, oppure quadri o dipendenti del settore Turismo, è fondamentale valutare le opportunità offerte dai CCNL di categoria. Per esempio, ancora non tutti sono consapevoli dell’importanza di destinare il trattamento di fine rapporto alla previdenza complementare di categoria. 

Per quanto riguarda i non dirigenti, invece, non tutti sanno che con l’adesione a un fondo contrattuale sorge l’obbligo per il datore di lavoro di versare una parte di contribuzione a suo carico, che in caso contrario si perderebbe.

Aspettare è un errore. Pensarci oggi significa costruire un futuro più sicuro e sereno domani.

*Segretario generale di Manageritalia



15 April 2025
Fondo pensione Fon.te, oltre 300mila le adesioni

Ammontano a 300.061 mila le adesioni al Fondo pensione Fon.Te, al netto delle uscite, nei primi tre mesi dell’anno in corso, dove si sono  registrate  8.572 nuove iscrizioni.

 L’aumento percentuale rispetto al 31 marzo 2024 è + 8,63% con una di crescita di 23.844 aderenti.

“Questo dato conferma da un lato la bontà delle azioni che abbiamo messo in campo negli ultimi anni e, al contempo è uno stimolo a fare sempre meglio nell’esclusivo interesse della platea di riferimento”, afferma il presidente del Fondo Maurizio Grifoni

 Il Fondo pensione Fon.Te. “ha chiuso il 2024 con una performance davvero positiva anche riguardo alle aziende associate e al patrimonio gestito che ha  superato i 6 miliardi di euro (+ 13% rispetto al 2023). 
Con il dato delle adesioni in veloce ascesa,  aggiornato a marzo 2025, Fon.Te.  si  pone quale solido  punto di riferimento per sostenere i lavoratori del terziario per il loro futuro previdenziale, nell’attuale scenario globale in continuo cambiamento”.



11 March 2025
Presentato il CCNL Turismo Federalberghi ai delegati del Comitato Direttivo Adava

Nella mattinata di martedì 11 marzo 2025, durante il Comitato Direttivo di Adava, è stato presentato il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) Turismo Federalberghi.

 L'incontro ha avuto luogo ad Aosta, presso la sede dell’associazione ed ha visto la partecipazione attiva dei delegati di Adava, provenienti dai diversi comprensori turistici della regione, sia in presenza che a distanza, oltre che dei rappresentanti delle varie categorie del settore turistico ricettivo.

 Il seminario è iniziato con i saluti introduttivi del presidente di Adava, Luigi Fosson, seguiti dagli interventi di Angelo Candido, Capo Servizio Sindacale di Federalberghi, e diAndrea Serra, Responsabile tecnico dell’area lavoro di Federalberghi, che hanno illustrato in dettaglio le principali novità contenute nel nuovo CCNL.

 Gli interventi si sono concentrati sui temi cruciali per il settore, tra cui la nuova classificazione del personale, le politiche di attrazione e mantenimento della manodopera, i contratti a termine e le iniziative di welfare, con un particolare focus sull’assistenza sanitaria integrativa destinata ai dipendenti del settore turistico ricettivo, tramite il fondo FAST.

 Al termine delle relazioni, qualificati interventi hanno testimoniato l’interesse dell’uditorio per le tematiche relative alla gestione delle risorse umane, che rappresentano uno dei fattori più importanti per il successo delle imprese dell’ospitalità.

 In chiusura dei lavori è intervento il presidente di Adava, Luigi Fosson: “La presentazione del contratto si è rivelata un'opportunità per fare il punto sulle sfide e le opportunità del settore turistico, in un contesto sempre più orientato a garantire un ambiente di lavoro stimolante e sostenibile.

La carenza di forza lavoro è una delle principali sfide che affrontano le nostre imprese turistiche. Dobbiamo intensificare gli sforzi per rendere il nostro settore più attrattivo, attraverso iniziative che contribuiscano a migliorare ulteriormente il benessere lavorativo dei nostri collaboratori. Insieme agli strumenti forniti dal CCNL Turismo, che vanno nella giusta direzione, stiamo continuando a lavorare in sinergia con l’amministrazione regionale e le altre parti sociali per individuare iniziative incentivanti per chi sceglie la nostra regione come comunità in cui vivere e lavorare.”



12 January 2025
“Intraprendenza e curiosità”. Intervista a Carlotta Ferrari, direttrice di Destination Florence

“Intraprendenza e curiosità”

 Il settore congressuale è un driver importante per ogni impresa alberghiera, è un fattore di crescita. Ne parliamo con Carlotta Ferrari, direttrice di Destination Florence

di Angelo Candido

 Carlotta Ferrari è nata a Carrara, ma a 19 anni, a Firenze per  l’università, si è totalmente innamorata del capoluogo toscano e non se n’è più andata. Conosce la città negli angoli più nascosti e, con il team di Destination Florence, promuove il territorio a 360°, con passione e professionalità.

Carlotta, ci racconti il tuo percorso dagli inizi fino al tuo attuale lavoro nel destination management?

Ho cominciato come molti di noi, con il famoso microfono in mano in sala, per mantenermi all’università. All’epoca, si usava molto fare la hostess ai congressi. È stato un modo per avvicinarmi a questo mondo da dietro le quinte. Che ovviamente mi ha dato l’opportunità di conoscere le persone che lavoravano in questo settore e da lì, pian piano, ho iniziato: dapprima in un’agenzia di organizzazione di eventi, poi nel mondo dell’hôtellerie, in particolare come consulente di piccole strutture ricettive nella città di Firenze e poi sono approdata al destination management attraverso Destination Florence che adesso curo.

C’è una passione particolare che ti spinge a continuare a lavorare in questo campo?

Più di una, direi. Questo è un lavoro per grandi appassionati, come del resto dovrebbe essere ogni attività, fatta con passione. Il mio consente di metterti in relazione, a confronto con le altre persone e questo contribuisce, secondo me, a una grande crescita anche professionale. Poi mi piace molto risolvere i problemi, quindi stare nel mezzo tra il mondo delle Istituzioni e della politica e il mondo dei privati e cercare di mediare, per trovare soluzioni che facciano crescere il territorio. È una delle cose che sicuramente mi appassiona di più.

 Problem solving e capacità di ascolto. Quali sono altre attitudini e competenze che, secondo te, sono importanti in chi inizia a lavorare nel tuo settore?

Il problem solving e la pazienza restano al primo posto della classifica. Sicuramente è necessaria una grande capacità di analisi del contesto, del settore e dei dati all’interno dei quali ci si muove, la capacità di organizzare e coordinare, perché noi organizziamo e coordiniamo, alla fine, una filiera portatrice dello stesso grande interesse ma comunque composta da aziende di diversa natura e, infine, la definizione delle strategie per la crescita del territorio. Queste sono le macrocaratteristiche dentro il problem solving e, come elemento nuovo, inserisco anche la capacità di far dialogare il pubblico e il privato, un aspetto interessante ma che richiede molta pazienza.

Il problem solving è riuscire a risolvere in tempo reale quei problemi che ci sono sempre, nell’attività congressuale come in quella alberghiera. Hai qualche aneddoto da raccontare?

Aneddoti che hanno chiesto la capacità di problem solving ne potrei raccontare a migliaia, tra cui il fatto che, magari per visite istituzionali di Presidenti di altri Paesi, a quattro ore dal nostro evento più importante durante il quale premiamo gli ambasciatori della città, ci è stata tolta la sede e quindi abbiamo dovuto gestire, in poche ore, centinaia di ospiti. Oppure, aneddoti più personali o di soddisfazione, quando solo due anni fa sono stata trascinata, contro il mio volere, a una cena di gala in occasione della nostra fiera più importante. Ero molto scocciata di stare lì e molto annoiata, e mentre mangiavo distrattamente il presentatore raccontava la mia biografia per darmi un premio alla carriera: me ne sono accorta solo alla fine della presentazione.

 Oltre ai consigli già dati, cos’altro indicheresti a chi decide di iniziare una carriera nel settore congressuale?

Lavorare nel mondo dei congressi può dare enorme soddisfazione e, come in tutti i settori, credo sia importante avere, oltre la professionalità, anche una buona dose di intraprendenza e di curiosità. Questo è un mestiere che non si limita affatto al mero aspetto organizzativo. Dietro al congresso c’è un mondo intero, ci sono le università e le scoperte scientifiche, c’è un incontro tra popoli e culture diverse e la possibilità di toccare con mano la crescita della destinazione in cui ti trovi. E non solo dal punto di vista economico, ma anche culturale e molto spesso scientifico, perché acquisire un congresso vuol dire anche una comunità di scienziati che lavora nel territorio. Quindi il mio consiglio è di prendere il massimo che questo lavoro ti può dare. Anche perché l’attività può offrire, secondo me e proprio per questo, grandissime opportunità e anche la possibilità, un domani, di prendere altre strade, le più diverse.

Tecnologie come intelligenza artificiale, metaverso, le varie innovazioni, come pensi che trasformeranno il modo di lavorare nel settore congressuale? E la concorrenza? So che devi gestirla non solo tra diverse strutture, ma anche tra diverse destinazioni…

La competizione fa parte del nostro quotidiano. Senza entrare troppo nello specifico, per acquisire un congresso si partecipa a dei veri e propri bandi di gara, dove si compete con altre città con caratteristiche simili e ognuno di noi mette in campo il meglio che può offrire. E sono molti gli aspetti su cui si viene giudicati: la bellezza del territorio, purtroppo per noi, non è sempre al primo posto. Si giudica l’aspetto scientifico, logistico, il rapporto qualità/prezzo. Ci si abitua a competere e questo va vissuto come un continuo stimolo al miglioramento, a trovare soluzioni sempre più vantaggiose per i clienti e anche spingere città e istituzioni a progredire sempre di più.

Per questo il congressuale viene considerato un volano per il territorio. Dal punto di vista tecnologico non nascondo che noi del MICE siamo sempre stati visti un po’ come dei dinosauri del turismo, perché il nostro è un settore dove ancora la stretta di mano vale tutto e il contatto tra persone è fondamentale. Però, complice la pandemia, abbiamo iniziato a correre anche noi e adesso nei congressi c’è sempre l’ospite in ologramma o comunque delle tecnologie molto avanzate e ritengo, anche nel caso dell’intelligenza artificiale, che ci possa essere un grande supporto per le destinazioni come per gli organizzatori dei congressi. Il segreto è saperla usare e non farsi usare, essere all’avanguardia e saper trarre tutti i vantaggi da quello che la tecnologia ci offre. Senza subirla o esserne spaventati.



18 October 2024
In Umbria Abbi Cura di Te, progetto per la sicurezza sul lavoro

È entrato a regime Abbi Cura di Te, il progetto nato dall’accordo tra Inail – Direzione territoriale Perugia Terni, Ente Bilaterale del Terziario Umbria ed Ente Bilaterale del Turismo dell’Umbria.

 

Si tratta di due piattaforme, una per i lavoratori nel turismo https://abbicuradite.ebtumbria.it e l’altra per il terziario, servizi e commercio, https://abbicuradite.ebiterumbria.it. Entrambe propongono percorsi formativi interattivi per conoscere i comportamenti corretti da seguire per evitare rischi nel proprio lavoro.

 

L’Ente Bilaterale del Turismo è costituito dalle associazioni del turismo di Confcommercio Federalberghi Umbria, Fipe, Faita e Fiavet in rappresentanza dei datori di lavoro, e dai sindacati dei lavoratori Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil.

 

“Abbi Cura di Te” nasce dall’idea di comunicare in modo semplice e immediato a tutti gli operatori e addetti del settore terziario e del turismo quali siano i comportamenti corretti da adottare e quelli che invece vanno evitati per limitare gli infortuni e i rischi legati a malattie professionali: il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro è per noi una priorità assoluta”, ha affermato il presidente dell’Ente Bilaterale del Turismo dell’Umbria Maria Ermelinda Luchetti.

 

“Con pillole informative e materiale visivo, ci siamo concentrati soprattutto su quattro tematiche: movimentazione manuale dei carichi, sovraccarico biomeccanico degli arti superiori, posture incongrue, postazioni di lavoro videoterminali. “Abbi Cura di Te” è l’ultimo di una serie di progetti realizzati in collaborazione con l’Inail, sempre sui temi della sicurezza nei luoghi di lavoro per le imprese dei nostri settori”, il commento del presidente dell’Ente Bilaterale del Terziario dell’Umbria Giuseppe Capaccioni.

 

“Spesso cattive abitudini inducono a comportamenti pericolosi. Lo scopo del progetto è quello di fornire strumenti pratici, di immediata comprensione e applicazione, per modificare in tempo reale stili lavorativi potenzialmente dannosi per la salute”, la spiegazione del direttore territoriale INAIL Perugia-Terni Lorenza Nistri.



22 August 2024
Storie di alternanza e competenze

Unioncamere e le Camere di commercio hanno avviato la VII edizione del Premio “Storie di alternanza e competenze”, nato nel 2017 per valorizzare le esperienze di alternanza scuola-lavoro.

Nelle sei edizioni precedenti hanno partecipato quasi 2.500 istituzioni formative e circa 35mila studenti, presentando oltre 3.100 progetti con il supporto di numerose imprese.

Il Premio mira a evidenziare la qualità delle esperienze di alternanza e le competenze acquisite dagli studenti grazie alla collaborazione tra scuole e aziende.

Il concorso prevede la realizzazione di videoracconti dei progetti sviluppati nell’ambito dei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) e altre forme di alternanza duale, coinvolgendo Istituti tecnici e professionali, Licei, nonché ITS Academy.

L’edizione di quest’anno si distingue per l’accento su specifiche tematiche come la transizione digitale e l’intelligenza artificiale, la sostenibilità ambientale, le competenze di cittadinanza per lo sviluppo sostenibile, l’inclusione sociale, il turismo e la cultura, l’agroalimentare, la meccatronica, il sistema moda e Made in Italy, l’educazione finanziaria e l’imprenditorialità.

Quattro le categorie in gara: Istituti tecnici (IT) per percorsi PCTO e apprendistato di 1° livello; Istituti professionali (IP) per percorsi PCTO e apprendistato di 1° livello; Licei per percorsi PCTO su competenze di cittadinanza per lo sviluppo sostenibile, educazione finanziaria e imprenditorialità; ITS Academy per tirocinio curriculare e apprendistato di 3° livello.

Sono previste menzioni speciali per settori specifici come la meccatronica, il turismo e l’ospitalità sostenibile.

In tale ambito, Federalberghi ha messo in palio un riconoscimento dedicato ai temi dello sviluppo sostenibile nel contesto turistico e alle soluzioni di intelligenza artificiale. Inoltre, due menzioni speciali saranno dedicate ai Tutor d’Eccellenza, in accordo con il Ministero dell’Istruzione e del Merito.

La premiazione nazionale si terrà durante Job&Orienta, in programma a Verona dal 27 al 30 novembre 2024. Per maggiori informazioni, è possibile consultare il sito www.storiedialternanza.it.



5 August 2024
“Sacrificio e costanza”. Una bella chiacchierata con Sara Abdel Masih, direttrice d’albergo di lungo corso

Il direttore d’albergo è una figura apicale nella struttura ricettiva. Ne parliamo con Sara Abdel Masih, grandissima esperienza nel settore avendo diretto, tra gli altri, l’Hotel dei Cavalieri e il The Square, a Milano. Da sempre una pioniera, è l’ideatrice del Sensory Academy Management, progetto dedicato all’apprendimento multisensoriale che coinvolge direttori d’albergo, manager e figure provenienti da altre realtà professionali.

 

Sara, quale è stato il percorso che ti ha portato in vetta?

È stato il classico percorso di crescita. Ho iniziato da un semplice centralino, seppure all’interno di una struttura molto rinomata a livello mondiale, per poi crescere. Sono sempre stata una ragazza curiosa, con la voglia di capire come funziona il mondo alberghiero, come è strutturato.
E da lì sono passata alle prenotazioni e un po’ per tutti i reparti, per poi arrivare a dirigere le strutture in centro a Milano fino a poco tempo fa.

 

E cosa ti ha più appassionato del ruolo di direttrice d’albergo?

La cosa che più mi ha appassionato l’ho capita crescendo. Ho capito che le persone fanno la differenza all’interno di una realtà e non il contrario. E sono sempre più appassionata a tutti quegli aspetti legati proprio all’approccio umano e a come riuscire a incentivare, a motivare. Perché dietro i risultati ci sono tutte le persone. Il direttore è un po’ un allenatore, ma poi in campo devono andarci i giocatori. Ecco, mi son sempre più appassionata a questo mondo, fino poi ad amplificare quelle che sono le mie competenze in ambito human. E oggi, più che mai, credo che sia necessario.

 

Hai parlato di competenze: sicuramente, per un direttore d’albergo, è necessario possedere una solida base di conoscenze. Però sono importanti anche le attitudini. Secondo te quali contano di più?

Credo che non ci sia un vademecum per un direttore. Penso che debba esserci una sensibilità sensoriale, che poi è quella che mi ha permesso, oggi, di sviluppare il mio progetto. Come hai detto tu, le competenze sono assolutamente fondamentali ma non sono solo quelle a essere importanti. Sono utili ma insieme a delle skill legate ai sensi, quindi la capacità di saper osservare, saper ascoltare, saper percepire. Queste, sicuramente, non ti vengono insegnate sul campo, le impari con il tempo, magari grazie a una guida che ti aiuta a capire il vero valore aggiunto di ogni aspetto. Perché, in realtà, noi associamo la vista da una prospettiva ambientale, ma anche umana. La stessa cosa con l’ascolto: saper ascoltare l’ambiente ma allo stesso tempo i collaboratori e anche il cliente finale. Sono tanti aspetti sensoriali. Una sensibilità nei confronti degli altri.

 

Nella tua esperienza c’è un aneddoto particolare che ha in qualche modo segnato te o la tua carriera?

Ce ne sono vari. Ognuno di loro l’ho sempre trasformato in una lezione. Forse la più significativa è quella che poi mi ha permesso di scrivere un libro, quindi la mia esperienza di approcci culturali poco etici nel mondo lavorativo, quale è il mobbing e da lì, però, riuscire a trasformarlo in una leva potenziante. Ecco, questo per me è un aneddoto del mio percorso che condivido volutamente, proprio per spiegare che dietro ogni difficoltà in realtà c’è un’opportunità. Questa esperienza mi ha permesso anche di essere credibile, riconosciuta e autentica in quello che faccio. Credo che in ogni percorso che un professionista vive ci sono momenti di picco e anche di down. L’essenziale è trasformare i momenti down in grandi opportunità. Questo per me è molto importante.

 

Il mondo del turismo è sempre in continua evoluzione. Tu come vedi nel futuro la professione del direttore d’albergo?

Mi lego a ciò che ho detto all’inizio: credo che la figura del direttore d’albergo non potrà mai mancare perché è come chiedere a una squadra di calcio di entrare in campo senza un allenatore. Credo che questa figura ci sarà sempre, magari trasformata. L’associazione linguistica della parola “direttore” probabilmente, secondo il mio parere, avrà un’evoluzione. Oggi, si parla moltissimo di leadership. Bene, se vuoi avere la capacità di guidare un team, prima devi avere delle grandi doti di leadership e non quelle lette e messe in campo ma quelle lette, comprese, fatte proprie e poi messe in campo. Credo che prevarrà questo lato più umano. Non che prima non ci fosse: avevamo solo modalità di management totalmente diverse. Oggi, oggettivamente, e lo vediamo dai risultati, si richiede un’attenzione più legata ad aspetti umani emotivi. Questo probabilmente è il futuro.

 

A un giovane che oggi studia o lavora nel mondo turistico alberghiero e che ha l’ambizione di ricoprire quello che è stato il tuo ruolo, direttore d’albergo, quale consiglio ti senti di dare?

Questa è una domanda che mi mette un po’ in difficoltà. Ti spiego subito il perché: per me c’è un’unica leva che ti aiuta e ti spinge a raggiungere determinati risultati, ed è la parola “sacrificio”. Parola che solitamente suscita una reazione un po’ demotivante, in realtà dovrebbe essere esattamente il contrario, perché sacrificio deriva dalla parola “sacro” e questo è quello che serve se vuoi ambire a raggiungere questo che è sicuramente uno di quei ruoli che ti permette di essere versatile in tanti aspetti. Perché in un albergo non esiste un solo unico reparto che deve raggiungere un risultato, ma sono tanti e questo è il valore aggiunto che il direttore d’albergo può avere: la possibilità di vivere all’interno del contesto. Quindi sacrificio, impegno, costanza e i risultati arrivano e sono gratificanti. Vedere collaboratori che sono cresciuti insieme a me e oggi sono altrettanti direttori d’albergo è una soddisfazione grandissima. Questa è la cosa più bella. La passione mi ha sempre contraddistinta in tutto quello che faccio. Quando vedo il valore umano che riesce a esprimersi sono la persona più felice al mondo.



1 August 2024
L'assistenza sanitaria integrativa per i quadri

Nel dinamico settore turistico, attrarre e trattenere i migliori talenti è fondamentale per il successo. In questo scenario, l’assistenza sanitaria integrativa si rivela un elemento strategico per le aziende, offrendo ai dipendenti un benefit tangibile e vantaggioso.

Un’offerta completa di cure mediche non solo migliora la qualità della vita dei lavoratori, ma rappresenta anche un segno di attenzione e cura da parte dell’azienda. Di conseguenza, i dipendenti si sentono valorizzati e più motivati, incrementando il loro senso di appartenenza e la fedeltà all’impresa.

Inoltre, l’assistenza sanitaria integrativa può diventare un importante strumento di differenziazione sul mercato del lavoro, soprattutto in un settore come quello turistico, dove la concorrenza per il personale qualificato è molto alta.

Investire in questo tipo di benefit dimostra la responsabilità sociale dell’azienda e la sua attenzione al benessere dei propri dipendenti, creando un ambiente di lavoro positivo e produttivo.

In definitiva, l’assistenza sanitaria integrativa rappresenta un valore aggiunto per le aziende del settore turistico, con un impatto positivo sulla motivazione, fidelizzazione e prestazioni dei dipendenti, contribuendo al successo a lungo termine dell’impresa.

Per i 2.450 Quadri (valore medio annuo) alle dipendenze delle aziende turistico-ricettive italiane, l’assistenza sanitaria integrativa è fornita dalla Cassa di assistenza sanitaria quadri - QuAS.

Nata nel 1989, su impulso delle parti sociali dei settori terziario e turismo, QuAS è una cassa di derivazione contrattuale; è, quindi, un fondo chiuso destinato esclusivamente ai lavoratori con la qualifica di Quadro, ai quali vengano applicati i CCNL sottoscritti dalle parti sociali dei settori di riferimento.

Per l’iscrizione alla Cassa sono previsti una quota costitutiva una tantum all’atto della prima iscrizione e un contributo annuale, attualmente pari a 390 euro, di cui 340 euro a carico dell’azienda e 50 euro a carico del dipendente.

Le risorse raccolte con la contribuzione sono utilizzate per rimborsare le prestazioni sanitarie secondo una logica di ripartizione e sulla base dei principi di solidarietà, mutualità, uguaglianza.

L’elenco delle prestazioni sanitarie ammesse a rimborso viene deliberato annualmente dal Consiglio direttivo della Cassa e dall’Assemblea dei soci. Il Tariffario nomenclatore QuAS contiene circa 2.600 voci relative a: visite specialistiche, diagnostica specialistica e strumentale, fisioterapia, psicoterapia, degenze e assistenza complementare, interventi chirurgici, accertamenti diagnostici, prestazioni stomatologiche e odontoiatriche, biologia e oncologia molecolare, terapia oncologica, presidi sanitari e protesi, gravidanza sicura e sostegno al neonato, assistenza infermieristica domiciliare, cure termali e rimborso dei ticket sanitari, pacchetti di prevenzione, assistenza alla non autosufficienza, assegno funerario.

Per ottenere i rimborsi delle spese sanitarie, l’iscritto ha a disposizione due modalità:

- assistenza con rimborso all’iscritto: l’assistito gode di piena libertà nella scelta del medico e della struttura sanitaria erogante, sostenendo interamente il costo della prestazione e ottenendo successivamente il rimborso delle spese sostenute, nei limiti previsti dal nomenclatore;

- assistenza con rimborso diretto: questa modalità prevede che QuAS versi direttamente alle strutture sanitarie convenzionate il rimborso spettante per le prestazioni eseguite dagli iscritti, secondo tariffe preventivamente concordate con la Cassa. L’iscritto dovrà sostenere esclusivamente una quota di compartecipazione.



10 July 2024
Il lavoro che amo

Le esperienze dei professionisti del turismo raccontate in una serie di videointerviste realizzate da Federalberghi sono già online

 

Competenza, passione e consapevolezza: tre aggettivi che descrivono bene il lavoro negli hotel, che merita di essere raccontato perché può essere un’esperienza entusiasmante sotto vari punti di vista, non ultimo il fatto che il settore offre molte opportunità di avanzamento professionale: una carriera che da receptionist porta a diventare capo ricevimento, per poi salire fino a direttore d'albergo, da chambermaid a housekeeper a room division manager, da commis a maître a food and beverage manager.

 

E il racconto delle esperienze dei professionisti dell’ospitalità, in prima persona, è la leva per suscitare l’interesse delle giovani generazioni per un percorso di lavoro e di carriera nel settore turistico ricettivo. Questo è l’obiettivo delle undici videointerviste che Federalberghi ha presentato in anteprima a Riva del Garda nell’ambito di Hospitality, il salone dell’accoglienza che quest’anno ha focalizzato l’attenzione sulla People Industry.

Uno strumento che va ad arricchire la “cassetta degli attrezzi” sempre a disposizione delle imprese, per aiutarle ad affrontare la difficoltà nel reperire le risorse umane qualificate.

 

I contenuti di ogni intervista sono proposti in due differenti format.

 

Il primo, denominato “Il tempo di un caffè”, ha una durata di un minuto e mezzo ed è fruibile sui canali Instagram e Tik Tok di Federalberghi. Le puntate sono state pubblicate a cadenza settimanale a partire da febbraio, per concludersi in occasione del III Forum su Risorse umane e competenze nel turismo, organizzato da Federalberghi, a Stresa l’11 e il 12 aprile.

 

La seconda versione, più estesa, è destinata a chi voglia approfondire i contenuti delle singole figure professionali. Tutte le undici interviste complete sono già disponibili sul canale YouTube della federazione. Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Ente Bilaterale Nazionale del settore Turismo (EBNT), è partito dopo un’approfondita analisi delle professioni nel settore turismo, analisi che il centro studi di Federalberghi ha svolto con il supporto del Centro di Formazione Management del Terziario (CFMT) e di Azione Ricerca, Territorio e Sviluppo (ARTeS). Sono già migliaia le visualizzazioni, a conferma dell’apprezzamento dell’iniziativa e dell’interesse dei giovani per il lavoro nel settore turistico.