Studio ed esperienza. Il web marketing manager Fabrizio Zezza ci spiega come funziona il suo mondo

                                                                                     Studio ed esperienza

Oggi più che mai per una struttura alberghiera è importante posizionarsi bene sulla rete. Il web marketing manager Fabrizio Zezza ci spiega come funziona il suo mondo, complesso ma ricco di soddisfazioni

 di Angelo Candido

Il web è estremamente importante nell’attuale mercato e la figura di coloro che aiutano le imprese a promuoversi ed essere presenti in rete assume sempre maggiore rilevanza.

Ne parliamo con il web marketing manager Fabrizio Zezza, socio fondatore di EasyConsulting e Ceo di Hotel Nerds. Con la sua azienda offre consulenze mirate a realtà alberghiere italiane e internazionali.

 Fabrizio, qual è stato il tuo percorso all’interno del settore di cui ti occupi?

Io vengo dal mondo informatico, dello sviluppo software per grandi aziende internazionali. Casualmente, oltre 20 anni fa, un amico mi ha presentato un albergatore con delle esigenze in tal senso e io ho cominciato a ragionare su come potevamo aiutare a risolvere con l’informatica le necessità del settore. E da lì è iniziato tutto.

 Del tuo lavoro cosa ti appassiona particolarmente?

La cosa più interessante per me è il coefficiente evolutivo, l’avere a che fare continuamente con nuove soluzioni. È molto stimolante e soprattutto ti permette di essere creativo all’interno di un lavoro molto tecnico, una cosa abbastanza rara. L’avvento di tecnologie, l’intelligenza artificiale come le nuove soluzioni di analisi e di interfacciamento tra i vari canali di distribuzione è molto interessante e divertente dal punto di vista dello sviluppo ma, soprattutto, è un qualcosa che ti invita a studiare e a fare ricerca continuamente.

Quali sono, secondo la tua esperienza, le competenze professionali necessarie per posizionare l’azienda sul web a fini di marketing?

Sicuramente, bisogna avere un’ottima conoscenza di tutto ciò che ruota intorno al concetto di comunicazione, dalla capacità di scrivere fino a creatività, nozioni di programmazione neuro-linguistica e così via: tutto questo è un aspetto rilevante. Un’altra parte è quella matematico-statistica, importantissima per analizzare i risultati dell’attività svolta. E poi il settore informatico, lo sviluppo dei siti web e l’ottimizzazione dei motori di ricerca, a cui va correlato uno studio dei social network e come vanno correttamente usati nell’affiancare un’attività di marketing anche più tradizionale. I compiti del marketer possono essere vari e anche specifici per determinati argomenti.

 Hai qualche aneddoto da raccontare legato alla tua attività ultraventennale?

Aneddoti veri e propri no. Ma spesso c’è un fraintendimento sul lavoro del marketer e allora, a volte, vengono chieste cose un po’ assurde: nel nostro settore c’è un’ignoranza abbastanza diffusa su cosa sia la comunicazione. Prima o poi scriverò un libro sulle richieste bizzarre ricevute.

Che consigli daresti ai giovani che vogliono intraprendere una professione come la tua all’interno del settore turistico?

Probabilmente, il lavoro del marketer è l’unico dove essere giovani è un vantaggio, nel senso che è così mutevole e viene aggiornato con talmente tanta continuità che chiunque inizia si trova subito allo stesso livello degli altri che devono ricominciare quasi sempre tutto daccapo. L’esperienza chiaramente è importante. Lo studio, però, lo è molto di più. Studiando si imparano i concetti fondamentali, sempre gli stessi da quando si faceva la pubblicità sulle riviste a oggi. Tutto è rimasto più o meno lo stesso, quello del posizionamento del brand. Consiglio di studiare, approfondire, fare anche esperienza in autonomia ma, soprattutto, trovare il modo di farsi affiancare da istituzioni serie come, ad esempio, gli ITS Turismo, una di quelle realtà che mettono a contatto con professionisti del settore molto competenti e nel mondo del lavoro anche durante lo studio. Questo nel marketing è molto importante perché si riesce a fare esperienza al contempo studiando, lavorando e stando al passo con la tecnologia. Una cosa difficilissima e una soluzione più unica che rara, che ci viene invidiata da molti Paesi esteri.

Consulenti autonomi come te o inquadrati come back office all’interno delle aziende alberghiere: qual è il percorso professionale attraverso cui si valorizzano le competenze del marketer?

Io ho un’azienda, tra collaboratori e dipendenti, di 22 persone. Di queste, 7 sono ex alunni dell’ITS. Io assumo la gente anche analizzando la qualità di quello che può raggiungere, in modo estremamente severo. Questo per farvi capire quanta differenza c’è tra chi frequenta un istituto come l’ITS e chi invece viene da un’altra esperienza. Però c’è da dire una cosa: la stragrande maggioranza di chi si approccia a questo lavoro lo fa all’interno di un’azienda alberghiera, anche a gestione familiare. Il percorso è differente. Ma con l’esperienza, raggiungere obiettivi può permettere una crescita personale molto forte, considerando anche che il marketer ha normalmente un guadagno medio-alto rispetto ad altri tipi di inquadramento all’interno di un’azienda. Chiaramente, è un percorso che non possono affrontare tutti. È un lavoro importante perché richiede competenze in tanti ambiti, ma dà anche grandissime soddisfazioni sia come crescita personale che dal punto di vista economico.

 Come vedi il futuro del marketing delle imprese turistiche sulla rete tra nuove tecnologie, intelligenza artificiale, metaverso?

Sulle nuove tecnologie c’è molto fermento, è un momento estremamente felice per chi come me si occupa di questo settore. Noi studiamo questi sistemi dal 2016 e abbiamo sviluppato una delle prime AI per hotel all’interno della nostra azienda. Da qualche mese abbiamo pubblicato il nostro primo Agent AI, che acquisisce informazioni direttamente dal sito web dell’albergo per rispondere autonomamente agli ospiti, proporre offerte, fare preventivi e dare consigli utili per un soggiorno ideale. Il metaverso è un tema che stiamo seguendo da vicino, sviluppare questo tipo di applicazioni è particolarmente complesso e specifico. Però il metaverso è anche un veicolo d’innovazione come la realtà aumentata che, invece, vedo come una cosa più presente che futura. Tutte questo, con le grandi capacità di calcolo oggi più avanzate e diffuse rispetto a prima, ci sprona molto, perché il fascino di queste tecnologie è senza dubbio molto alto.







Pubblicato il 05/28/25