Detenuti al lavoro negli hotel di Venezia

Un bel progetto di reinserimento, attuato grazie alla sinergia tra Associazione Veneziana Albergatori, Amministrazione penitenziaria e Veneto Lavoro

Il primo detenuto, proveniente dal carcere maschile di Santa Maria Maggiore a Venezia, ha iniziato da pochi mesi a lavorare nella cucina di un hotel della città. Deve scontare ancora un anno e mezzo, ma il poter avere un impiego, perché qualcuno gli ha dato fiducia, lo rende fortemente motivato a reinserirsi nella società.
Si tratta di un progetto di formazione e, cosa ancora più importante, di riscatto per chi sta dietro le sbarre, voluto dall’AVA, Associazione Veneziana Albergatori.
L’iniziativa è nata, in realtà, due anni fa, dalla collaborazione tra l’Associazione e il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria per il Triveneto, con il supporto di Veneto Lavoro, proprio per promuovere le opportunità di inserimento lavorativo dei detenuti.
Niente è lasciato al caso, i criteri sono molto rigidi e c’è un’attenta valutazione del comportamento del detenuto prima di rilasciare l’autorizzazione a svolgere l’attività lavorativa all’esterno. Ma una volta che il parere è favorevole, la strada è in discesa.
“Noi abbiamo questo ragazzo che la mattina esce dal carcere e va a lavorare come un comune cittadino – il commento del direttore del carcere di Santa Maria Maggiore, Enrico Farina – e attraversa quello che noi abbiamo voluto chiamare, metaforicamente, ‘un ponte di rinascita’. Si stanno avviando altre progettualità, ossia due detenuti che, da qualche settimana, stanno uscendo con una cooperativa per lavorare al Lido, nelle attività di pulizia. Inoltre, da poco tempo, un altro ragazzo è stato immesso in un percorso lavorativo di pulizia del quartiere. È Venezia, come città, come territorio, che risponde in un modo particolare”.
Per l’Associazione Veneziana Albergatori il progetto è anche di valenza sociale, perché un ex detenuto reinserito nel tessuto lavorativo, evita la tentazione di recidive ed è da esempio per gli altri.
E il prossimo step sarà coinvolgere anche le detenute della Giudecca.
“Noi intendiamo effettuare dei percorsi formativi dentro la struttura carceraria. Abbiamo visto che lì è possibile fare delle attività anche di tipo pratico, perché il carcere ha una struttura molto simile a quella di un albergo, nel senso che si può accedere alla formazione per quanto riguarda i camerieri ai piani, il facchinaggio, il ricevimento piuttosto che la sala o la ristorazione, perché all’interno ci sono le cucine”, ha osservato il vicedirettore AVA Daniele Minotto.







Pubblicato il 09/03/24