Turismo, l’altra idea del futuro

Turismo, l’altra idea del futuro

di Antonio Preiti

(Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo questo post estratto dal blog di Antonio Preiti, A.D. della Fondazione per l’Attrazione Roma & Partners e Direttore scientifico di Sociometrica, esperto in turismo e consulenza strategica, insegna Destination Management all’Università  di Firenze. Ha ricoperto ruoli di rilievo in ENIT e ETC).

Una forza straordinaria anima i progetti elaborati da giovani studenti stranieri, che vedono nel turismo un’occasione di sviluppo e riscatto dei propri Paesi

Nella mia classe di Destination Management, all’Università di Firenze, ci sono molti studenti di altri Paesi (le lezioni si tengono in lingua inglese e sono destinate a una platea molto ampia). Oltre il 50% sono stranieri: una parte consistente è fatta di europei, ma la maggioranza arriva dai Paesi più vari, anche di quelli che stenteremmo a collocare sulla mappa del mondo.

Molti di essi non vengono da Paesi “turistici”, nel senso comune del termine, ma studiano per servire la causa personale e quella del turismo nelle loro terre. Hanno una forza straordinaria, ben superiore a quella nostra (di europei) e ogni volta che li ascolti capisci che non stanno parlando di un lavoro, di una competenza specifica (per me due parole ampiamente usurate), ma di un futuro che stanno inventando per loro stessi e per i loro Paesi.

La ragazza che discute la tesi sul futuro turistico del Kosovo (The Grand Bazaar as a Cultural Attraction: A Case Study of Gjakova) davvero deve avere un ottimismo senza limiti; quella che disegna lo sviluppo delle destinazioni balneari in Albania e pensa che ci sia un’opportunità di successo in questo grande mercato la giudicheremmo una folle? O ancora, la value proposition del Kazakistan, nella passione e nella ragione di un’altra studentessa che vede l’intreccio di modernità e tradizionalismo di quel Paese come un ibrido affascinante, non è un cuore lanciato oltre la siepe più alta? E cosa dire dei piani di altre remote destinazioni o Paesi per i quali ognuno disegna l’impensabile?

C’è un mondo in fermento che vede nel turismo qualcosa che va ben oltre il turismo stesso.

Non avrei scritto, però, questa nota se non avessi visto (quasi commosso) una sorta di master plan per lo sviluppo dell’Iran di una studentessa di quel Paese.

Ha fatto vedere l’heritage dell’impero persiano (addirittura antecedente a quello greco e comunque in perenne lotta con i Greci); la vita sociale intensissima nella Teheran di oggi (con una popolazione a grande maggioranza giovanile e poi il mare).

E tutto questo non si può fare, neppure supporre, perché il Paese è prigioniero di un gruppo teocratico il cui pensiero contempla tutto, tranne il benessere del popolo.

è proprio in questi casi che le parole inflazionate a cui siamo abituati: piano di marketing, strategie, ecc. – non c’è un settore più parolaio del turismo – acquistano un senso pieno, vivo, di lotta e di coraggio.

Abbiamo molto da imparare da loro, dall’idea di futuro che hanno, del loro credere in loro stessi, che noi, a fatica, cerchiamo di mantenere.

 

 







Pubblicato il 01/09/25