Contratti collettivi e dumping contrattuale

                                                         Contratti collettivi e dumping contrattuale

Tanti i rischi per le imprese che scelgono scorciatoie, adottando contratti collettivi non stipulati da organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale

di Angelo Candido

Il CCNL Turismo, sottoscritto da Federalberghi, Faita - Federcamping e dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, identificato dal codice CNEL H052, è il contratto collettivo nazionale più applicato dalle imprese turistico-ricettive del nostro Paese, con una percentuale di applicazione di circa l’80%, sia con riferimento alle imprese che lo applicano sia con riferimento alla percentuale di lavoratori il cui rapporto di lavoro è disciplinato dal contratto in questione.

CCNL pirata: un grave rischio per la regolarità dell’impresa

Nel Documento di programmazione dell’attività di vigilanza per il 2025, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) pone un accento deciso sul contrasto al fenomeno del “dumping contrattuale”, individuando tra le priorità delle ispezioni il controllo sulla corretta applicazione della contrattazione collettiva.

L’obiettivo dichiarato è la repressione dell’uso strumentale dei cosiddetti “contratti pirata” – ovvero quei contratti collettivi sottoscritti da soggetti privi di adeguata rappresentatività – che minano le tutele dei lavoratori e alterano la concorrenza nel mercato, esponendo le imprese che li utilizzano, in maniera consapevole o inconsapevole, a sanzioni di notevole entità.

Le imprese che decidono di adottare contratti collettivi non stipulati da organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale rischiano infatti molto più di una semplice irregolarità formale. Le implicazioni sono profonde, tanto sotto il profilo economico quanto sotto quello giuridico.

Stop a contratti stagionali, apprendistato e agevolazioni negate

Come sottolineato dall’Ispettorato Nazionale, l’adozione di un contratto collettivo privo della necessaria rappresentatività impedisce all’impresa di utilizzare gli istituti normativi di mercato del lavoro (contratti a tempo determinato, apprendistato, ecc.) la cui disciplina è per legge riservata ai contratti cosiddetti “leader”, quale è quello sottoscritto da Federalberghi e dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs.

Stesso ragionamento riguarda la disciplina dell’orario di lavoro e le diverse forme di flessibilità a esso connesse. In altri termini, qualsiasi clausola contrattuale che intenda modulare diritti o obblighi previsti dalla legge sarà da considerarsi inapplicabile, se non sostenuta da una contrattazione “qualificata”.

Inoltre, solo l’applicazione dei contratti collettivi leader consente la fruizione delle agevolazioni normative e contributive previste dalla legge nazionale o dalle legislazioni regionali. A fronte di un ipotetico beneficio derivante dall’applicazione di un contratto pirata, l’azienda si vedrebbe quindi precluso il riconoscimento di vantaggi di natura economica in alcuni casi assai rilevanti.

Appalti: obblighi rafforzati

Un’ulteriore fonte di rischio della quale l’impresa deve essere consapevole arriva dall’estensione operata dal legislatore con il nuovo comma 1-bis dell’articolo 29 del Decreto Legislativo n. 276 del 2003, introdotto per rafforzare la tutela dei lavoratori nel caso di appalto di servizi. è stato infatti chiarito che gli appaltatori sono obbligati a riconoscere ai lavoratori condizioni economiche e normative non inferiori a quelle previste dal contratto collettivo nazionale (e territoriale) stipulato da organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative.

Ciò comporta un duplice obbligo: da un lato, l’impresa è vincolata ad applicare i trattamenti previsti dal contratto leader del settore e della zona; dall’altro, il committente rischia di essere chiamato a rispondere in solido in caso di inadempienza. Anche solo per questo aspetto, l’utilizzo di un contratto pirata – pur formalmente sottoscritto – espone l’intera catena di fornitura a contestazioni ispettive, contenziosi e sanzioni.

Una concorrenza sleale che penalizza il sistema

L’utilizzo di contratti non rappresentativi, oltre a esporre le imprese a gravi rischi di contenzioso amministrativo e del lavoro, altera profondamente le dinamiche concorrenziali del mercato. Il fenomeno, come rilevato dall’INL, non è solo lesivo per i lavoratori, ma anche per l’intero sistema economico: erode le basi della contrattazione collettiva nazionale e genera una spirale di irregolarità che colpisce imprese, lavoratori e sollecita l’intervento delle autorità di controllo.

In un contesto di vigilanza rafforzata e di crescente attenzione alla qualità del lavoro, scegliere consapevolmente quale contratto collettivo applicare, e optare per la contrattazione leader rappresentata nel nostro settore dal CCNL Turismo, non è più solo una questione di convenienza economica, ma una decisione strategica che incide sulla sostenibilità giuridica dell’attività d’impresa.

Il rischio di sanzioni, esclusione da benefici e contenzioso rende sempre più evidente che l’adozione di contratti “non qualificati” non rappresenta una scorciatoia, ma un potenziale boomer







Pubblicato il 10/02/25