Giorgio Marchegiani, la cultura del rispetto

                                                                                  La cultura del rispetto

Giorgio Marchegiani, AD di UNA Italian Hospitality, ci racconta la sua visione. Il “patto di fiducia” con i propri dipendenti e la crescente sensibilità verso il rispetto delle pari opportunità

                                                                                   di Barbara Bonura

A capo del brand di Gruppo UNA S.p.A., la più grande catena alberghiera italiana, che vanta un portfolio di oltre 5.900 camere distribuite in 58 tra hotel, resort e residence in tutto il Belpaese, Giorgio Marchegiani punta a dare un nuovo volto all’ospitalità italiana, tenendo ben saldi i principi di rispetto tra i colleghi  e l’impegno a tutelare i collaboratori del Gruppo da ogni forma di violenza nei luoghi di lavoro.

Dottor Marchegiani, lei si trova alla guida del gruppo alberghiero UNA Italian Hospitality, ovvero una realtà che sta vivendo una trasformazione significativa su diversi fronti legati all’hospitality. Che strategia c’è dietro questo cambiamento, che peraltro ha portato ottimi risultati?

In un mercato sempre più competitivo, dove i grandi player internazionali aumentano la loro presenza in Italia, abbiamo scelto di rafforzare il nostro posizionamento valorizzando ciò che ci rende unici: l’autenticità dell’ospitalità italiana. La strategia si è sviluppata su tre direttrici principali: primo, l’adozione di UNA Italian Hospitality come brand ombrello solido e riconoscibile, capace di esprimere con coerenza le nostre diverse anime, ovvero UNA Esperienze, dedicata all’upper-upscale, e UNA Hotels, orientata all’upscale. Secondo, un forte investimento nella digitalizzazione, con una nuova piattaforma web e di prenotazione che accompagna l’ospite fin dal primo click in un percorso facile e personalizzato. Terzo, l’adozione di un modello di ospitalità dedicata, capace di mettere al centro la persona, la qualità del servizio, il legame con i territori e una costante spinta all’innovazione. I risultati ottenuti già dai primi mesi – in termini di crescita dei ricavi e aumento dell’occupazione media – confermano la validità di questa visione. Stiamo costruendo un modello distintivo di hôtellerie italiana, capace di attrarre una clientela globale, restando fedeli alla nostra identità e al calore tipico dell’ospitalità del nostro Paese.

Recentemente avete chiuso con le organizzazioni sindacali il primo Contratto Integrativo Aziendale Nazionale proprio per il personale dipendente del vostro Gruppo. Sembra un bel traguardo.

Con il Contratto integrativo abbiamo cercato di sancire un patto di fiducia con tutti i nostri dipendenti per aumentare l’orgoglio di appartenenza e la partecipazione ai risultati aziendali. Inoltre, abbiamo definito “un governo armonico” dei contratti di lavoro su temi identificati e condivisi in tutte le strutture a gestione diretta.

Credo si possa parlare di un atto di maturità aziendale che siamo sicuri ci genererà anche vantaggi in temini di performance e conseguente sviluppo aziendale. Si tratta di un passaggio non solo tecnico normativo, ma culturale e strategico, destinato ad accompagnare la crescita della nostra azienda.

Tra le clausole del vostro contratto, dedicate attenzione specifica al tema delle pari opportunità e del contrasto alla violenza di genere. Che cosa vi ha guidato nel soffermarvi su questo punto?

Un percorso di confronto con le rappresentanze sindacali del settore, volto anche a definire i temi prioritari da formalizzare nel nostro primo Contratto Integrativo Aziendale. Da questo confronto costruttivo abbiamo messo a fuoco come il tema culturale del rispetto sia ancora troppo poco affrontato. Una volta definito l’accordo, al di là degli aspetti tecnici che abbiamo formalizzato nell’intesa, abbiamo davanti alcune tappe realizzative: la nomina della Commissione di pari opportunità e un altro percorso di confronto e ascolto, che dovrà coinvolgere i nostri dipendenti e la nuova figura del Garante della Parità. Insomma, abbiamo definito un percorso identificando degli attori e dotandoli di risorse e formazione, ma ci consideriamo anche noi all’inizio.

Questo aspetto del vostro accordo ha richiamato anche l’attenzione e l’apprezzamento di Hotrec ed Effat, le due organizzazioni che rappresentano a livello europeo i lavoratori del settore. Siete soddisfatti di questo riscontro internazionale?

Noi ci siamo dedicati a concludere un CIA per migliorare la nostra azienda e, essendo leader di mercato, per creare condizioni migliori nel settore dell’hospitality italiano; naturalmente ci fa piacere che il nostro sforzo sia stato notato a livello europeo. Inoltre, indirettamente, questa attenzione di un organismo sovranazionale ci conferma quanto il tema sia attuale e sempre da considerare con attenzione per identificare iniziative più efficaci a contrastare forme di molestie e violenze di genere sui luoghi di lavoro; infine, ma non ultimo, valorizza l’impatto che un’impresa può avere su temi sociali.

Pensate che questa possa essere un’iniziativa virtuosa, in grado di aprire la strada verso una maggiore sensibilità al tema anche per imprese di diversi settori?

Non abbiamo sottoscritto il primo Contratto Integrativo Aziendale Nazionale con l’intento di aprire strade per altre imprese, ma se questo potesse aiutare a incoraggiare altri ad approfondire la tematica, noi siamo aperti a condividere la nostra esperienza, ricevere stimoli e prenderli come spunto di miglioramento delle nostre attuali iniziative.

Nel passaggio dedicato alle pari opportunità, il vostro accordo definisce l’impegno a promuovere la cultura del rispetto e a contrastare qualsiasi forma di molestia sui luoghi di lavoro, con particolare riferimento alla violenza di genere. Si tratta di un aspetto molto sentito nel vostro comparto?

Va ricordato che oltre all’impegno nel promuovere una cultura del rispetto reciproco tra colleghi, è fondamentale considerare le specificità del settore dell’hospitality, dove il contatto con gli ospiti è quotidiano, continuo e spesso avviene in contesti di informalità. Questo potrebbe esporre i lavoratori a situazioni potenzialmente più delicate rispetto ad altri ambiti professionali con dinamiche di interazione differenti. Inoltre, le strutture alberghiere generalmente sono aperte h24, 365 giorni all’anno, quindi con turni notturni a presidio di personale più limitato. Anche la natura multiculturale del settore, che coinvolge persone di diversa provenienza, lingua e religione, richiede una gestione attenta e consapevole delle relazioni, in modo da favorire sempre un ambiente di lavoro inclusivo ed equilibrato.

Al di là degli aspetti tecnici previsti dall’accordo, risulta chiara la forte valenza della materia. Pensa che ciò possa mettere in evidenza il ruolo e la responsabilità sociale dell’impresa?

A proposito della scelta dei temi prioritari da sviluppare nell’agenda del nostro primo Contratto Integrativo Aziendale, l’avere inserito l’impegno contro ogni forma di violenza o molestia nei luoghi di lavoro significa assumerci una responsabilità reale e diffusa, insieme a tutti i nostri collaboratori, al di là di obblighi normativi, nel rispetto delle differenze e anzi nella valorizzazione degli arricchimenti che queste possano darci. L’allineamento poi con gli obiettivi della sostenibilità ESG ci può portare anche vantaggi sia agli occhi del settore sia, più nello specifico, agli occhi delle giovani generazioni che sono molto attente a questi temi, migliorando così anche la nostra attrattività verso questa fascia di clientela.







Pubblicato il 11/06/25